[Guild Wars 2] Whispers
01/03/2019 11:17 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: Guild Wars 2
Personaggi: Braham Eirsson
Parole: 605
Prompt: Buona sera. Probabilmente tua madre merita di morire. (Leander Deeny, Gli incubi di Hazel)
Generi/Warning: introspettivo, missing moment
Note: scritta per il CoW-T di Lande di Fandom - Terza settimana, M2
Eir Stegalkin non era mai stata davvero sua madre.
Certo lo aveva messo al mondo, ma Braham non aveva mai avuto modo di conoscerla davvero. Le leggende che gli avevano raccontato, fin da quando era bambino, quando la voce calda di suo padre accarezzava le tiepide stanze di Cragstead, parlavano di una donna forte e coraggiosa, un capo onesto e leale, una guerriera che con il suo compagno e il suo arco bianco era stata in grado di superare le sfide più ardue. All’epoca Braham non era che un bambino e quella donna lontana appariva come un’ombra sfumata a cavallo tra realtà e leggenda.
Certo all’epoca di lei non sapeva davvero niente di lei, né conosceva ancora il mondo; tutto quello che riusciva a focalizzare erano immagini vaghe, ambientate in contesti surreali tra animali fantastici e immensi cristalli.
Poi era cresciuto e i racconti si erano trasformati in fatti reali; le immagini pittoresche che avevano costellato la sua infanzia si erano plasmate e modellate trasformandosi in paesaggi, montagne e città. Hoelbrak era quasi ammaliante, più imponente e suggestiva di quanto non avesse immaginato. E alla fine aveva trasformato in una figura di carne e ossa anche lei, per la prima volta Braham aveva visto Eir Stegalking. Ma nonostante tutto continuava a non essere sua madre, non davvero.
Incontrarla era stato un getto di acqua fredda. E il giovane guerriero aveva capito che non poteva continuare a inseguire un’ombra per sempre, così aveva cercato la sua strada.
Non avrebbe saputo dire quando fossero cambiate le cose, per via quale arcana ragione i suoi sentimenti nei confronti di Eir fossero cambiati, eppure una cosa era certa: la giungla aveva cambiato tutto.
Quando le navi del Pact erano precipitate e i membri della gilda dispersi, qualcosa dentro di lui si era rotto. Forse era stata la consapevolezza che in quel modo non avrebbe mai potuto sistemare le cose, se l’avesse persa non avrebbe mai avuto modo di conoscerla come avrebbe sempre voluto, come non avrebbe mai ammesso.
Poi l’aveva persa davvero. La creatura le aveva trapassato lo stomaco come fosse di burro e in quel momento qualcosa in lui si era rotto. Aveva sepolto i sentimenti di rancore e il veleno che aveva provato per tutta la vita e aveva lasciato posto alla disperazione e al dolore.
Così, cercando di fare del suo meglio per non rompersi, per crescere, Braham si era rifugiato nella ricerca della vendetta, sperando - a modo suo, di riuscire a ottenere la pace.
Ma gli antichi draghi non erano quel genere di nemico che lasciava correre, e la guerra psicologica era una delle loro armi migliori.
Il Comandante lo sapeva, avrebbe potuto raccontare lunghe storie su come prima di quel momento un altro drago avesse usato le persone che aveva perso per convincerla a desistere, ma Braham non glielo aveva mai chiesto e lei non lo aveva messo in guardia.
«Tua madre meritava di morire».
Non lo aveva detto a nessuno, quello che sentiva.
La voce di Mordremoth gli giungeva dal fondo della giungla, facendosi strada attraverso i tralicci e le radici delle piante; gli sussurrava con malizia e con odio utilizzando la voce di sylvari privi di volontà, attraverso i suoi Mordem, con il fruscio di ogni foglia.
«Tua madre meritava di morire» mormorava piano «Lo so io. Lo sai tu. Sai che ho ragione».
Nella sua testa Braham risentiva quella voce senza intonazione, quel ruggito privo di qualsiasi umanità; Mordremoth sussurrava al suo orecchio e il giovane Norn non riusciva a capire se le parole che sentiva, pronunciate con tanto veleno, provenissero dall’abisso della giungla o dal profondo della sua mente.