[Comics] DC / Marvel Flash Batch
17/02/2018 11:42 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
fandom: DC Comics - Green Lanterns
titolo: And if I thought it would help I would carve your name into my heart
prompt: ‘And if I thought it would help I would carve your name into my heart’
parole: 362
Jessica nasconde il viso dietro il suo orso gigante di peluche e cerca di non pensare a niente.
È uno di quei giorni in cui ogni cosa sembra remare contro di lei, le pareti paiono volersi chiudere sopra la sua testa, costringendola in uno spazio vitale senza aria e senza ritorno, soffocandola sino a privarla del respiro. La notte sembra più scura del solito, nonostante la luce dell’alba che leggera cerca di farsi strada dalla finestra, nonostante l’intensa luce del suo anello.
Jessica Cruz, sei stata scelta.
Per annientare la terra, però, non per proteggerla. Per proteggerla, però, non per annientarla. Le voci sono così confuse e così tante che a volte non riesce a distinguere quelle buone da quelle cattive, ed è tutto confuso, ed è tutto troppo.
Poi la luce inizia a diventare più forte, e forse non se ne rende conto, ma è così sempre più spesso.
Incomincia tutto con una lieve melodia, un motivetto canticchiato piano, un leggero spadellio in lontananza e improvvisamente Jessica comincia a ricordare, ma solo le cose belle.
Mostraci la tua luce, Jessica, mostrala a tutti quanti. Dicono.
Sono felice di vederti di nuovo in te stessa, Jessica. Sapevo che dentro di te hai sempre avuto la forza necessaria, ora potrà vederlo anche il resto del mondo.
Sua sorella, Simon, Barry, Bruce, Simon, Diana, Hal, Kyle, John, Guy, Simon.
Se potesse aiutarla, se fosse sufficiente inciderebbe i loro nome sul suo cuore malandato; inciderebbe i loro volti nella sua anima e scolpirebbe le loro parole nella sua memoria per non dimenticarle mai, per non lasciare che i pensieri scuri, quelli negativi, quelli che la fanno correre a rinchiudere nella sua stanza, la blocchino.
Non è possibile, ma a Jessica va bene così.
Apre la porta della sua stanza, scendendo piano le scale del corridoio buio e si ferma sulla porta della cucina; tira su col naso, parzialmente perché ancora una volta - come ogni volta - è commossa dal gesto, parzialmente per inalare meglio il profumo.
«Pancakes?» domanda Simon, sorridendole con gentilezza.
Jessica non è sicura di cosa abbia fatto nella sua vita per meritarsi Simon Baz al suo interno, ma annuisce piano.
«Pancakes».
fandom: DC Comics - Batman
titolo: rules of intimacy
prompt: Gatti
parole: 363
«Non so come la prenderebbe, ecco tutto».
Seline storce il naso e solleva appena un sopracciglio.
«È un cane Bruce. Non credo abbia grandi opinioni in merito» gli fa notare.
«Proprio per questo ti dico, non credo che ne sarebbe felice. Dopo tutto stiamo parlando di gatti».
«E se non sbaglio ne avete già uno...»
«Alfred è il gatto di Damian».
«Tuo figlio ha chiamato il suo gatto Alfred Pennyworth?»
«Tecnicamente il suo nome è Alfred il gatto, ma sì, glielo ha regalato Alfred. Damian ama gli animali».
Selina sorride.
«Immagino sia un tratto che non ha preso da sua madre, ma è un bel tratto. Chi ama gli animali non è mai davvero malvagio».
«Per esempio te?»
«Per esempio me, ma Bat, lo dovresti sapere meglio di chiunque altro, posso essere molto, molto cattiva».
«Lo so, Cat»
«Posso chiedertelo di nuovo se preferisci».
«Non credo che cambierà poi molto la situazione rispetto a tre minuti fa»
«Voglio portare i miei gatti».
«Quanti gatti?»
«Ho molti gatti».
«È questo che mi preoccupa, Selina. Molti non è un numero, non è nemmeno quantificabile».
«Sei fortunato che sono animali abitudinari, quindi non è certo che accetterebbero di spostarsi».
«Ho due cani e dubito che sarebbero felici della cosa».
«Damian sarebbe felice».
«Questo è un colpo basso».
«Ti ho sempre preferito sotto la cintura».
«Cat...»
«Bat...»
«Rimane un no».
«Se fosse stato un canguro me avresti lasciato portare, non è vero?»
«Non hai un canguro».
«Diana sì».
«Selina...»
«Bruce...» la donna solleva appena lo sguardo dal libro che sta leggendo, appoggiata contro lo schienale del letto e coperta dalle delicate lenzuola di seta della stanza padronale del Maniero.
«Non farei entrare un canguro in giardino, figuriamoci in casa. Nemmeno il canguro di Wonder Woman. Dio sa se non mi basta avere una mucca».
«A me piace la mucca».
«Solo a Damian piace davvero quella mucca».
«La trovo un bel bovino, ha gli occhi languidi» appoggia il libro sul comodino e si gira appena verso di lui «Due gatti».
Bruce sospira e si gira a sua volta.
«Non ho speranze di vincere questa discussione, non è vero?»
«Mai avute».
«Due gatti, Cat».
«Per ora, Bat, per ora»
fandom: Marvel
titolo: the end is the beginning, the beginning is the end
prompt: Rimpianto
parole: 422
Non è semplice quando si ha a che fare con entità cosmiche, quando poi si tratta di una delle entità cosmiche più antiche dell’universo la situazione diventa incontrollabile.
A volte.
E a volte vuol dire molto spesso.
Gli X-Men lo hanno sperimentato spesso nel corso degli anni, almeno da quando la Fenice è entrata nelle loro vite e le ha sconvolte, ribaltandole come se non contassero niente, come se il libero arbitrio non esistesse neppure.
Jean vive una vita che non è la sua, ma nemmeno se rende conto. Si alza e cammina, agendo in modo quasi meccanico, nel retro della sua testa c’è una voce - così fioca da risultare quasi impercettibile - che le suggerisce che forse quel mondo non è reale, che qualcosa non va.
I volti noti si susseguono uno dietro l’altro e Jean sa di averli già visti, il suo cuore li riconosce, ma la sua mente non li riconosce.
Qualcosa funziona, qualcosa va a fuoco.
Jean non vede le fiamme.
Essere un’entità cosmica che interagisce con i mortali non è sempre facile.
I loro piccoli e delicati di gusci di carne e sangue si rompono così facilmente, e spesso la Fenice non è in grado di capirli. Si assomigliano così tanto tra di loro, molti hanno la stessa energia della sua umana preferita, alcuni vorrebbero assomigliarle, ma non ci riescono nemmeno impegnandosi.
E, dopo tutto, lei nemmeno li vuole.
Desidera solo una cosa, solo una persona, e quella persona è Jean Gray. La sua, però, l’originale. Non una copia venuta dal passato, non una figlia di un futuro che non esiste, nè qualcuno che le assomiglia.
La Fenice vuole Jean Grey, e la Fenice ottiene sempre quello che desidera, perché è questo che significa essere un’entità cosmica infinita e immortale.
Può offrirle qualsiasi cosa, può donarle qualsiasi cosa: un passato diverso, dei genitori, vecchi amici perduti, l’amore di una vita.
Jean Grey rifiuta. Nei suoi occhi la Fenice legge il rimpianto per tutto ciò che sarebbe potuto essere e l’accettazione di tutto ciò che è stato. Jean le sorride e nel suo sorriso c’è la consapevolezza che il loro è un addio.
La Fenice sa che nessuno la accetterà mai come ha fatto quell’umana, sa che nessuno l’amerà mai come ha fatto Jean Grey. Ma è il momento dell’addio e, forse, arriverà il momento che anche lei rimpiangerà di avere lasciato andare quel guscio di carne e sangue, in quel momento saprà di avere imparato come ragionano gli umani e saprà di poter tornare da loro.