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Titolo: Dopotutto.
Parole: 124
Prompt: Ade/Persefone: le mani e la pelle, quella sua presa sicura e l'idea di voler essere rapita, dopotutto.
Note: Scritta per un drabble event su facebook; ovviamente scollegata dalla mia serie “Caffè nero e semi di melograno”.
Non capisce subito. Dapprima a scuoterla è il boato della terra che si apre, come a voler inghiottire ogni cosa; solo dopo vengono gli occhi di brace e la pelle eburnea. Persefone si sente sollevare e ogni tentativo di divincolarsi è inutile.
Non urla, però, non grida; si stringe a quel corpo sconosciuto, terrorizzata all’idea di poter precipitare. Scopre con stupore, che più che il rapimento, è l’idea di cadere è spaventarla e che quell’uomo con le braccia strette attorno alla sua vita e ancorate alle sue cosce, le trasmette più sicurezza di quanta dovrebbe.
È una questione di contatto fisico, si ripete, senza però osare aprir bocca; le mani e la pelle, quella sua presa sicura e l’idea di voler essere rapita, dopotutto.
Titolo: Appuntamento al buio
Parole: 323
Prompt: Ade/Persefone AU, quando due persone con nomi assurdi si incontrano nasce sempre una specie di empatia
Note: Scritta per un drabble event su facebook; ovviamente scollegata dalla mia serie “Caffè nero e semi di melograno”. ! MODERN AU in cui però non sono divinità o almeno non li ho interpretati come tali
Lo sguardo supplichevole che Arianna le lancia ogni venti secondi è l’unico motivo per cui Persefone ancora non se n’è andata. È stata attirata fuori di casa con un invito al cinema da parte di quella che pensava essere la sua migliore amica e invece si trova invischiata in un’uscita a quattro, ad aspettare qualcuno che molto probabilmente sarà troppo ubriaco per presentarsi – come quasi tutti gli amici di quello spostato del ragazzo di Arianna.
Quando, però, quello che scopre essere uno dei capi di Dioniso alla Olym&Pus S. p. A. arriva, Persefone rimane senza fiato. È esattamente quel genere di persona da cui sua madre l’ha messa in guardia per tutta la vita; ha i capelli troppo lunghi, il corpo troppo tatuato e ha troppi anni più di lei, per non parlare poi del fatto che sia decisamente troppo affascinante e, Demetra lo dice sempre, gli uomini affascinanti hanno sempre qualcosa da nascondere.
A dirla tutta questo tizio non deve essere molto bravo a nascondere le cose, perché la sua espressione di profondo fastidio lascia trasparire chiaramente come preferirebbe trovarsi altrove, magari a casa sua a sorseggiare una birra gelata; il volto imbronciato si distende in un mezzo sorriso impacciato nello stesso momento in cui i suoi occhi la mettono a fuoco e la ragazza sente improvvisamente di riprendere a respirare – ed è strano perché non saprebbe nemmeno dire quando ha iniziato a trattenere il fiato.
«Aidoneo, questa è Persefone, l’amica di Arianna. Persefone, Aidoneo» borbotta Dioniso «Ora se mi aspettate vado a ritirare i biglietti per il film».
«Che nome insolito» le sorride l’uomo, per poi aggiungere subito dopo «Ma affascinante, davvero».
Persefone scoppia a ridere, divertita.
«Anche il tuo è piuttosto strano, sai?»
«Me lo dicono spesso» risponde porgendole il braccio e incamminandosi insieme a lei verso la sala del cinema dalla quale Dioniso sta facendo segno di raggiungerlo «Se preferisci puoi chiamarmi Ade».
«Solo se prometti di chiamarmi Kore».
Titolo: Allergie stagionali
Parole: 303
Prompt: Mitologia greca, Ade/Persefone, modern au in cui Persefone è una studentessa universitaria che lavora part time in un posto in cui in primavera c'è un sacco di polline. Ade ne è allergico, ma per un motivo x passa di lì, la vede e si prende una cotta, quindi inizia a frequentare il posto (starnutendo in continuazione).
Note: Scritta per un drabble event su facebook; ovviamente scollegata dalla mia serie “Caffè nero e semi di melograno”. Mi sono divertita tanto a scrivere questa!
È sicuramente l’idea più cretina che Aidoneo abbia avuto negli ultimi, quanti? Cinque anni? Lo sa da solo che non dovrebbe manco metterci piede di questa stagione in quel posto, troppi pollini, troppi fiori, troppa natura. Non che la sua sia propriamente una scelta dettata dalla ragione; è tutta colpa della ragazza del chiosco.
Anzi, no, “colpa” è il termine sbagliato, si può dire che lei sia la ragione per cui, nonostante un’allergia stagionale che abbatterebbe anche un cavallo, Aidoneo continui a tornare ai Jardin de Plantes quasi ogni giorno.
Oh, sì, un posto meraviglioso, uno dei parchi più affascinanti di Parigi e indubbiamente il principale orto botanico di tutta la Francia, pieno di colori, suoni e persino animali: un vero inferno, insomma.
L’ultima volta ci era passato per errore (non può ammettere che si era perso, ma la verità è quella) ed era stato praticamente costretto a fermarsi al chiosco per un sorso d’acqua, lo stretto necessario per ingerire l’antistaminico nella vana speranza che lo aiutasse a non morire sul posto ed ecco che aveva incontrato lei.
Capelli aranciati e una coroncina di fiori in testa, gli aveva sorriso e gli aveva chiesto se stesse bene, Aidoneo aveva balbettato come un idiota ed era battuto in ritirata per poi tornare – come un pollo – il giorno dopo, nella speranza di vederla ancora.
Ora, a distanza di un mese, sente che probabilmente quell’anno l’allergia avrà la meglio su lui, perché oramai anche l’antistaminico non gli fa quasi più effetto, però ogni volta che Persefone (perché ha scoperto che si chiama così e non c’è nome che sia più appropriato per una creatura simile) gli si avvicina e sorride, domandandogli se quel giorno vada meglio, Aidoneo si scioglie e pensa che, anche se dovesse restarci secco per via dei pollini, ne varrebbe comunque la pena.
Titolo: //
Parole: 739
Prompt: Mitologia, Ade/Persefone, Gothic novel au, in cui Ade è il misterioso e temuto signore di un castello sempre avvolto dalla nebbia. Persefone invece è la figlia di una ricca ereditiera che non vuole maritare la figlia. Le due sono in viaggio e si sta facendo sera quando la carrozza su cui sono si rompe. Sono in mezzo a nulla e a Demetra non ispira il castello arroccato sul pendio ma è l'ululato di un lupo quello? Quindi bussano e chiedono di essere ospitate. Ade (che non è spaventoso né brutto, anzi, tutto il contrario) mette a disposizioni alcune stanze e chiede che non si avventurino da sole nel suo castello. Non appena Demetra si addormenta, Persefone, che è sempre stata curiosa, esce dalla sua stanza e fa esattamente ciò che tutti le hanno detto di non fare: se ne va in giro per i corridoi.
Note: Scritta per un drabble event su facebook; ovviamente scollegata dalla mia serie “Caffè nero e semi di melograno”. Credo sia la Ade/Persefone più meh che io abbia mai scritto, anche per questo motivo sarà probabilmente l’unica che lascerò solo su LJ e non posterò altrove
«Chiuditi a chiave, mi raccomando» borbotta sua madre avvicinandosi alla porta della stanza «E se bussa non gli aprire, non sia mai che ti disonora e poi chi ti sposa più!?»
«Ma se non vuoi che trovi marito, madre!»
«Chiuditi. A. Chiave!»
«Sì, signora. Altri consigli preziosi da dispensare?»
«Non fare la saccente con me, Proserpina!» è così che la chiama sua madre quando è oltraggiata (perché non si dice “arrabbiata”, solo gli animali prendono la rabbia), non Kore, non Persefone, ma il nome che più detesta “Proserpina” «Non sappiamo chi sia questo gentiluomo, e, anche se ci ha offerto ospitalità, potrebbe benissimo essere armato di cattive intenzioni. Mi raccomando, fai come ha detto e non andare in giro per il castello».
Persefone annuisce e chiude la porta dietro sua madre, sollevando gli occhi al cielo non appena la sente entrare nella stanza dalla parte opposta del corridoio.
Che poi se sono finite in quel remoto angolo d’Europa, la colpa è solo di Demetra che ha voluto ad ogni costo anticipare il viaggio verso Roma e non ha lasciato nemmeno che i cavalli si riposassero alla stazione di posta, costringendoli a salire per passaggi impervi e ostili; nessuno stupore quindi che, in seguito a una disattenzione del cocchiere e alla stanchezza dei cavalli, abbiano preso una buca, rompendo una delle ruote.
Se non fosse stato per quell’uomo affascinante, dal sorriso gentile, che le ha accolte nella sua dimora, probabilmente sarebbero state costrette a dormire all’addiaccio e Persefone non vuole nemmeno immaginare quali e quante storie avrebbe fatto sua madre in quel caso.
In ogni caso ora sono lì e la ragazza sente la voglia impellente di uscire dalla stanza ed esplorare il castello, nonostante il padrone stesso si sia molto raccomandato affinché non andassero in giro da sole. Ma d’altra parte quale altro svago può avere una ragazza se non quello di girare per casa – ok, non era la sua casa, ma era davvero, davvero, davvero annoiata.
Scivola silenziosa per il corridoio, richiudendo a chiave dietro di sé la porta della stanza (giusto in caso sua madre dovesse decidere di venire a controllare); le parete di pietra sono decorate con enormi dipinti raffiguranti personaggi dall’aria antica e grandiosa. Refoli di vento freddo penetrano dalle finestre e dalle intercapedini, Persefone si stringe maggiormente nella vestaglia, ma non si ferma; continua ad avanzare, infilando di tanto in tanto la testa in una stanza.
È proseguendo a casaccio nel suo giro che trova prima un’enorme libreria e poi una sala da ballo; sale delle scale e ridiscende in un’ala che (se il suo senso dell’orientamento non la inganna) dovrebbe trovarsi nel lato opposto del castello, almeno rispetto alle loro stanze.
Ad attirare la sua attenzione ci pensa un grosso portone di mogano scuro, apparentemente chiuso dall’esterno; si avvicina con fare curioso e spinge le due ante con quanta più forza possibile. L’uscio si apre cigolando e all’interno Persefone riesce a intravedere l’ombra di un grosso cane; l’animale, nel sentire il rumore, si volta verso di lei e lancia un uggiolato, iniziando a correre nella sua direzione.
Non fa in tempo a raggiungerla, però, che la porta si richiude.
Solleva lo sguardo dietro di sé, seguendo la linea del braccio candido e della mano ancora serrata sulla maniglia; Aidoneo la osserva con aria severa, una punta di preoccupazione nello sguardo.
«Mi ero raccomandato di non andare in giro da sole» mormora a voce bassa.
«Era un cane quello?» domanda Persefone ignorandolo completamente.
«Ehr, sì, ma è meglio se tornate nell –»
«Aveva tre teste» continua con tutta la calma di questo mondo la ragazza, mentre i suoi occhi si illuminano di curiosità.
«No?» risponde il padrone del castello, consapevole di non suonare troppo convinto.
«Sì, aveva tre teste e stava scodinzolando… Posso vederlo? Per favore?»
Aidoneo rimane leggermente interdetto, è abituato a vedere la servitù terrorizzata e a sentire le voci che circolando nei villaggi vicini, secondo le quali nella sua dimora vengono compiute le peggiori nefandezze; eppure quella ragazza non pare per niente turbata, nemmeno un pochino.
Sospira, sapendo già che se ne pentirà.
«Promettimi che non urlerai» borbotta.
«Prometto!» esclama la ragazza congiungendo le mani estasiata.
«È frutto di uno degli esperimenti genetici di un mio parente, si chiama Cerbero. Ti prego di fare attenzione a non pestargli la coda».
«Oh! Che meraviglia!»
Le sorride bonario, chissà magari lei potrebbe essere la prima ad apprezzare i lati nascosti di quella casa.
Parole: 124
Prompt: Ade/Persefone: le mani e la pelle, quella sua presa sicura e l'idea di voler essere rapita, dopotutto.
Note: Scritta per un drabble event su facebook; ovviamente scollegata dalla mia serie “Caffè nero e semi di melograno”.
Dopotutto
Non capisce subito. Dapprima a scuoterla è il boato della terra che si apre, come a voler inghiottire ogni cosa; solo dopo vengono gli occhi di brace e la pelle eburnea. Persefone si sente sollevare e ogni tentativo di divincolarsi è inutile.
Non urla, però, non grida; si stringe a quel corpo sconosciuto, terrorizzata all’idea di poter precipitare. Scopre con stupore, che più che il rapimento, è l’idea di cadere è spaventarla e che quell’uomo con le braccia strette attorno alla sua vita e ancorate alle sue cosce, le trasmette più sicurezza di quanta dovrebbe.
È una questione di contatto fisico, si ripete, senza però osare aprir bocca; le mani e la pelle, quella sua presa sicura e l’idea di voler essere rapita, dopotutto.
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Titolo: Appuntamento al buio
Parole: 323
Prompt: Ade/Persefone AU, quando due persone con nomi assurdi si incontrano nasce sempre una specie di empatia
Note: Scritta per un drabble event su facebook; ovviamente scollegata dalla mia serie “Caffè nero e semi di melograno”. ! MODERN AU in cui però non sono divinità o almeno non li ho interpretati come tali
Appuntamento al buio
Lo sguardo supplichevole che Arianna le lancia ogni venti secondi è l’unico motivo per cui Persefone ancora non se n’è andata. È stata attirata fuori di casa con un invito al cinema da parte di quella che pensava essere la sua migliore amica e invece si trova invischiata in un’uscita a quattro, ad aspettare qualcuno che molto probabilmente sarà troppo ubriaco per presentarsi – come quasi tutti gli amici di quello spostato del ragazzo di Arianna.
Quando, però, quello che scopre essere uno dei capi di Dioniso alla Olym&Pus S. p. A. arriva, Persefone rimane senza fiato. È esattamente quel genere di persona da cui sua madre l’ha messa in guardia per tutta la vita; ha i capelli troppo lunghi, il corpo troppo tatuato e ha troppi anni più di lei, per non parlare poi del fatto che sia decisamente troppo affascinante e, Demetra lo dice sempre, gli uomini affascinanti hanno sempre qualcosa da nascondere.
A dirla tutta questo tizio non deve essere molto bravo a nascondere le cose, perché la sua espressione di profondo fastidio lascia trasparire chiaramente come preferirebbe trovarsi altrove, magari a casa sua a sorseggiare una birra gelata; il volto imbronciato si distende in un mezzo sorriso impacciato nello stesso momento in cui i suoi occhi la mettono a fuoco e la ragazza sente improvvisamente di riprendere a respirare – ed è strano perché non saprebbe nemmeno dire quando ha iniziato a trattenere il fiato.
«Aidoneo, questa è Persefone, l’amica di Arianna. Persefone, Aidoneo» borbotta Dioniso «Ora se mi aspettate vado a ritirare i biglietti per il film».
«Che nome insolito» le sorride l’uomo, per poi aggiungere subito dopo «Ma affascinante, davvero».
Persefone scoppia a ridere, divertita.
«Anche il tuo è piuttosto strano, sai?»
«Me lo dicono spesso» risponde porgendole il braccio e incamminandosi insieme a lei verso la sala del cinema dalla quale Dioniso sta facendo segno di raggiungerlo «Se preferisci puoi chiamarmi Ade».
«Solo se prometti di chiamarmi Kore».
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Titolo: Allergie stagionali
Parole: 303
Prompt: Mitologia greca, Ade/Persefone, modern au in cui Persefone è una studentessa universitaria che lavora part time in un posto in cui in primavera c'è un sacco di polline. Ade ne è allergico, ma per un motivo x passa di lì, la vede e si prende una cotta, quindi inizia a frequentare il posto (starnutendo in continuazione).
Note: Scritta per un drabble event su facebook; ovviamente scollegata dalla mia serie “Caffè nero e semi di melograno”. Mi sono divertita tanto a scrivere questa!
Allergie stagionali
È sicuramente l’idea più cretina che Aidoneo abbia avuto negli ultimi, quanti? Cinque anni? Lo sa da solo che non dovrebbe manco metterci piede di questa stagione in quel posto, troppi pollini, troppi fiori, troppa natura. Non che la sua sia propriamente una scelta dettata dalla ragione; è tutta colpa della ragazza del chiosco.
Anzi, no, “colpa” è il termine sbagliato, si può dire che lei sia la ragione per cui, nonostante un’allergia stagionale che abbatterebbe anche un cavallo, Aidoneo continui a tornare ai Jardin de Plantes quasi ogni giorno.
Oh, sì, un posto meraviglioso, uno dei parchi più affascinanti di Parigi e indubbiamente il principale orto botanico di tutta la Francia, pieno di colori, suoni e persino animali: un vero inferno, insomma.
L’ultima volta ci era passato per errore (non può ammettere che si era perso, ma la verità è quella) ed era stato praticamente costretto a fermarsi al chiosco per un sorso d’acqua, lo stretto necessario per ingerire l’antistaminico nella vana speranza che lo aiutasse a non morire sul posto ed ecco che aveva incontrato lei.
Capelli aranciati e una coroncina di fiori in testa, gli aveva sorriso e gli aveva chiesto se stesse bene, Aidoneo aveva balbettato come un idiota ed era battuto in ritirata per poi tornare – come un pollo – il giorno dopo, nella speranza di vederla ancora.
Ora, a distanza di un mese, sente che probabilmente quell’anno l’allergia avrà la meglio su lui, perché oramai anche l’antistaminico non gli fa quasi più effetto, però ogni volta che Persefone (perché ha scoperto che si chiama così e non c’è nome che sia più appropriato per una creatura simile) gli si avvicina e sorride, domandandogli se quel giorno vada meglio, Aidoneo si scioglie e pensa che, anche se dovesse restarci secco per via dei pollini, ne varrebbe comunque la pena.
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Titolo: //
Parole: 739
Prompt: Mitologia, Ade/Persefone, Gothic novel au, in cui Ade è il misterioso e temuto signore di un castello sempre avvolto dalla nebbia. Persefone invece è la figlia di una ricca ereditiera che non vuole maritare la figlia. Le due sono in viaggio e si sta facendo sera quando la carrozza su cui sono si rompe. Sono in mezzo a nulla e a Demetra non ispira il castello arroccato sul pendio ma è l'ululato di un lupo quello? Quindi bussano e chiedono di essere ospitate. Ade (che non è spaventoso né brutto, anzi, tutto il contrario) mette a disposizioni alcune stanze e chiede che non si avventurino da sole nel suo castello. Non appena Demetra si addormenta, Persefone, che è sempre stata curiosa, esce dalla sua stanza e fa esattamente ciò che tutti le hanno detto di non fare: se ne va in giro per i corridoi.
Note: Scritta per un drabble event su facebook; ovviamente scollegata dalla mia serie “Caffè nero e semi di melograno”. Credo sia la Ade/Persefone più meh che io abbia mai scritto, anche per questo motivo sarà probabilmente l’unica che lascerò solo su LJ e non posterò altrove
«Chiuditi a chiave, mi raccomando» borbotta sua madre avvicinandosi alla porta della stanza «E se bussa non gli aprire, non sia mai che ti disonora e poi chi ti sposa più!?»
«Ma se non vuoi che trovi marito, madre!»
«Chiuditi. A. Chiave!»
«Sì, signora. Altri consigli preziosi da dispensare?»
«Non fare la saccente con me, Proserpina!» è così che la chiama sua madre quando è oltraggiata (perché non si dice “arrabbiata”, solo gli animali prendono la rabbia), non Kore, non Persefone, ma il nome che più detesta “Proserpina” «Non sappiamo chi sia questo gentiluomo, e, anche se ci ha offerto ospitalità, potrebbe benissimo essere armato di cattive intenzioni. Mi raccomando, fai come ha detto e non andare in giro per il castello».
Persefone annuisce e chiude la porta dietro sua madre, sollevando gli occhi al cielo non appena la sente entrare nella stanza dalla parte opposta del corridoio.
Che poi se sono finite in quel remoto angolo d’Europa, la colpa è solo di Demetra che ha voluto ad ogni costo anticipare il viaggio verso Roma e non ha lasciato nemmeno che i cavalli si riposassero alla stazione di posta, costringendoli a salire per passaggi impervi e ostili; nessuno stupore quindi che, in seguito a una disattenzione del cocchiere e alla stanchezza dei cavalli, abbiano preso una buca, rompendo una delle ruote.
Se non fosse stato per quell’uomo affascinante, dal sorriso gentile, che le ha accolte nella sua dimora, probabilmente sarebbero state costrette a dormire all’addiaccio e Persefone non vuole nemmeno immaginare quali e quante storie avrebbe fatto sua madre in quel caso.
In ogni caso ora sono lì e la ragazza sente la voglia impellente di uscire dalla stanza ed esplorare il castello, nonostante il padrone stesso si sia molto raccomandato affinché non andassero in giro da sole. Ma d’altra parte quale altro svago può avere una ragazza se non quello di girare per casa – ok, non era la sua casa, ma era davvero, davvero, davvero annoiata.
Scivola silenziosa per il corridoio, richiudendo a chiave dietro di sé la porta della stanza (giusto in caso sua madre dovesse decidere di venire a controllare); le parete di pietra sono decorate con enormi dipinti raffiguranti personaggi dall’aria antica e grandiosa. Refoli di vento freddo penetrano dalle finestre e dalle intercapedini, Persefone si stringe maggiormente nella vestaglia, ma non si ferma; continua ad avanzare, infilando di tanto in tanto la testa in una stanza.
È proseguendo a casaccio nel suo giro che trova prima un’enorme libreria e poi una sala da ballo; sale delle scale e ridiscende in un’ala che (se il suo senso dell’orientamento non la inganna) dovrebbe trovarsi nel lato opposto del castello, almeno rispetto alle loro stanze.
Ad attirare la sua attenzione ci pensa un grosso portone di mogano scuro, apparentemente chiuso dall’esterno; si avvicina con fare curioso e spinge le due ante con quanta più forza possibile. L’uscio si apre cigolando e all’interno Persefone riesce a intravedere l’ombra di un grosso cane; l’animale, nel sentire il rumore, si volta verso di lei e lancia un uggiolato, iniziando a correre nella sua direzione.
Non fa in tempo a raggiungerla, però, che la porta si richiude.
Solleva lo sguardo dietro di sé, seguendo la linea del braccio candido e della mano ancora serrata sulla maniglia; Aidoneo la osserva con aria severa, una punta di preoccupazione nello sguardo.
«Mi ero raccomandato di non andare in giro da sole» mormora a voce bassa.
«Era un cane quello?» domanda Persefone ignorandolo completamente.
«Ehr, sì, ma è meglio se tornate nell –»
«Aveva tre teste» continua con tutta la calma di questo mondo la ragazza, mentre i suoi occhi si illuminano di curiosità.
«No?» risponde il padrone del castello, consapevole di non suonare troppo convinto.
«Sì, aveva tre teste e stava scodinzolando… Posso vederlo? Per favore?»
Aidoneo rimane leggermente interdetto, è abituato a vedere la servitù terrorizzata e a sentire le voci che circolando nei villaggi vicini, secondo le quali nella sua dimora vengono compiute le peggiori nefandezze; eppure quella ragazza non pare per niente turbata, nemmeno un pochino.
Sospira, sapendo già che se ne pentirà.
«Promettimi che non urlerai» borbotta.
«Prometto!» esclama la ragazza congiungendo le mani estasiata.
«È frutto di uno degli esperimenti genetici di un mio parente, si chiama Cerbero. Ti prego di fare attenzione a non pestargli la coda».
«Oh! Che meraviglia!»
Le sorride bonario, chissà magari lei potrebbe essere la prima ad apprezzare i lati nascosti di quella casa.