[Cow-T Verse] Batch di Storie CoW-T
10/03/2018 11:21 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: cow-t verse
Parole: 505 parole
Vesper è ferma, in piedi accanto allo stipite della porta osserva Manila con lo stesso sguardo con il quale, diversi anni prima, l’aveva osservata il giorno in cui si era resa conto che aveva vinto la competizione solo per lasciarla poi andare.
«Perdonami» sussurra piano, la sua voce è così flebile che se Manila non la conoscesse a memoria, in ogni sua sfumatura, forse non riuscirebbe nemmeno a percepirla «Non credevo, non avevo idea che il loro piano prevedesse cercare di fare del male a Celes».
Manila solleva appena lo sguardo, ma non è arrabbiata.
«Avevano ragione però, e io torto» le fa notare, la sua voce è insolitamente tranquilla.
«Forse sì, ma se Celes fosse rimasto ferito, se gli avessero fatto del male, o peggio… non me lo sarei mai perdonato».
La sua consorte le si avvicina, le accarezza piano il viso e i suoi occhi sono così tristi, così pieni di nostalgia e dispiacere che per un secondo Vesper teme sia per colpa sua, poi vi vede il riflesso di qualcosa che già conosce. È un’espressione che ha già visto dipinta sul viso di Manila una volta, una sola, molti anni prima.
«Non… In ogni caso, mi dispiace» mormora avvicinandosi piano, quindi le prende una mano e si china di fronte a lei.
Manila è seduta su una vecchia cassapanca di legno intarsiato che una volta era stata di sua madre, è posta alla fine del loro letto a baldacchino ed abbastanza larga perché entrambe vi si possano sedere sopra, Vesper sceglie tuttavia di rimanere inginocchiata perché da lì può vedere meglio il viso della donna che ama.
«Manila?» la richiama.
«Perdonami, Vesper» i suoi occhi però sono limpidi, non vi è traccia di rimpianto.
«Sono bionda, non sono stupida» mormora la donna, accarezzandole piano il viso. L’amore che prova per Manila a volta è così forte da essere doloroso quella è una di quelle volte; tuttavia, Vesper, al contrario di molte altre persone che la Veggente avrebbe potuto amare, capisce meglio di chiunque altro cosa voglia dire essere divisi in due. Cosa voglia dire attraversare i mondi, e gli universi, e i confini della realtà, per lasciare una parte di sé in ognuno di essi.
«Chi?» chiede solamente.
«Lacros» risponde Manila, in un tono che potrebbe voler dire solamente “e chi altro altrimenti? Chi se non lui?”.
Vesper annuisce piano. È bionda non è certo stupida, ha sempre saputo cosa ci fosse tra Manila e Lacros, quale legame ai limiti della norma condividessero. Lo sapeva quando Lacros si è presentato a casa sua invitandola - anzi, pregandola, di prendere parte alla sfida che l’avrebbe poi portata a vincere la mano di Manila. Lo sapeva quando ha scelto di amare Manila e di donarle il suo cuore, e lo sa anche ora.
«Va bene così» mormora piano, perché quella è Manila, la sua Manila è così. Incapace di amare una sola persona, in grado di donarsi completamente a ciascuno di loro «Ti amo lo stesso, Manila. Ti amo comunque. Ti amo per sempre».
Fandom: cow-t verse
Parole: 482 parole
Note: collegata alla Roadtrip!90s AU che trovate su AO3
Sollevò la spessa cerata con un semplice gesto della mano e fissò la carrozzeria ciondolante come se stesse guardando un suo vecchio amante.
Manila passò le mani sul cofano dell’auto, con la consapevolezza che l’auto di Miguel un amante lo era stata davvero, una compagna fidata e silente che l’aveva scortata lungo un viaggio durato diversi mesi, più di un anno.
Era lì, nella rimessa doveva giaceva parcheggiato il suo bolide dai colori improbabili, che andava a rifugiarsi quando le cose nella vita di tutti i giorni non la soddisfacevano come avrebbe voluto e Manila avrebbe sempre voluto che la vita prendesse la direzione che voleva lei, anche se aveva già capito che non era sempre possibile.
Si accarezzò la pancia rigonfia: tra tutti gli imprevisti che erano capitati sul suo cammino quello era sicuramente stato il più inaspettato e il più ben accetto. Ricordava ancora l’espressione che avevano fatto tutti in casa quando era uscita dal bagno con il test di gravidanza tra le mani e lo sguardo sbarrato. Vesper era scoppiata a piangere e far scoppiare a piangere Vesper era qualcosa di insolito e di impegnativo; Abilene aveva sbattuto ripetutamente le mani tra loro, esaltata come se fosse stata lei quella che aspettava un bambino; Cyprian si era seduto, con le lacrime agli occhi, aveva preso la mano di Vesper e quella di Abilene e se le era portate al cuore per far vedere loro quanto stava battendo in quel momento; Metacomet aveva gridato, come un bambino di fronte alla sorpresa più bella della sua vita, l’aveva presa in braccio e l’aveva fatta ruotare tenendola sollevata.
Lacros l’aveva guardata come se l’avesse tradito, l’aveva guardata come se non fosse nessuno, come se la sua sola esistenza fosse spazio di troppo e Manila non ce l’aveva fatta; sapeva benissimo che il rifiuto di Lacros era temporaneo, sapeva che era dovuto al dolore, sapeva anche che quel modo di fare da figli della merda l’aveva preso tutto da loro padre. Anche lei sapeva essere in quel modo, talvolta. Ma tra gli ormoni e l’insicurezza che sentiva dentro si sè, aveva scoperto di essere più fragile di quanto non fosse mai stata. Così era tornata dalla sua - di Miguel, vecchia auto, ci si era seduta dentro e aveva pianto.
Vesper l’aveva trovata dopo solo un’ora, si era seduta accanto a lei e le aveva preso la mano, le aveva baciato le lacrime e le aveva detto quanto l’amava, e Dio! L’amava così tanto, Manila ogni tanto pensava di non meritarselo.
Sfiorò di nuovo la carrozzeria dell’auto, quindi si accarezzo il ventre e pensò alla bambina che sarebbe nata di lì a poco.
«Vedrai, Celestia, che bello sarà il mondo che ti aspetta».
Sorrise, meno triste del solito - pensando che davvero quella macchina aveva reso la sua vita migliore, alla fine.
«E un giorno, te lo prometto, lo farà anche con te».
Fandom: cow-t verse
Parole: 581 parole
Note: collegata alla Roadtrip!90s AU che trovate su AO3
Vesper sbuffò fissando il libro che stava, invano, tentando di leggere.
«La piantate di ridere come dei trogloditi? Sto cercando di finire il mio libro», borbottò evidentemente scocciata, chiudendo con un tonfo sonoro e sordo le pagine del romanzo che teneva in mano.
Abilene, svaccata comodamente al suo fianco, ridacchiò - di lei con ogni probabilità; Vesper decise che non le importava.
«Eddai, V. Non fare il muso», Metacomet si girò e le sorrise, accarezzandole gentilmente il viso delicato.
«Le mani sul volante, scemo» ma dal suo tono era chiaro che non era davvero preoccupata.
«Esatto» si intromise Cyprian, seduto nel sedile al fianco di quello del guidatore. Ridacchiò «Rompi sempre le palle quando sono io a farlo, poi quando è il tuo turno di guidare ti comporti come un emerito imbecille».
«Cyp, non fate la fichetta» lo prese in giro Metacomet, ricevendo per tutta risposta un coppino.
«E non chiamarmi Cyp, fa schifo al cazzo. Cosa sono uno scoiattolo? Siamo Cip e Ciop? No, non lo siamo, quindi abbi la decenza di chiamarmi col mio nome completo prima che ti prenda a calci fino in messico».
«Non molto lontano, per la verità» rise ancora Metacomet, consapevole che l’amico si sarebbe stancato dopo appena dieci metri.
«La verità» si intromise Abilene, stiracchiandosi contro Vesper, che dapprima tentò invano di spostarla e quindi si limitò a roteare gli occhi verso il cielo «È che nessuno di voi due è davvero in grado di guidare. E comunque effettivamente Cyprian ha una guida più sicura rispetto a te, Metacomet. Tu tra un po’ non guardi nemmeno dov’è la strada».
«Scusa tanto signorina avevo il cazzo, non lo volevo, ma do ordini come se lo avessi»
«Che maleducato» borbottò Abilene «Guarda caro mio, che non tutti hanno avuto il lusso di sperimentare e di vivere quello che ho vissuto io negli ultimi anni. Sono stata testimone dell’evoluzione e della maturazione del mondo. E sì, ho trattenuto il meglio da entrambi i mondi, tipo l’abilità alla guida».
Metacomet sospirò, in effetti Abilene era stata davvero degna di lode, aveva avuto il coraggio e la voglia di sottoporsi a un’operazione complicata e ancora poco conosciuta; non si era mai sottratta alle critiche e non era mai indietreggiata davanti agli insulti. Sembrava non avere paura di niente.
«Abi, visto che sei così brava» domandò infine «Come mai non hai mai guidato da quando siamo partiti?»
La ragazza sollevò le spalle, come a dire “chissà”.
«Beh, non me lo avete nemmeno mai chiesto”» fece notare, fissandoli con aria di disapprovazione, come se fosse ovvio che non le avevano chiesto nulla proprio perché ora aveva la vagina.
Vesper roteò nuovamente gli occhi verso l’alto, sentendo lo sguardo di tutti su di sè.
«Non guardate me. Odio guidare, non voglio guidare né mi interessa farlo».
«Sai che c’è Abi?» chiese Metacomet, accostando con delicatezza «Sia io che Cyprian abbiamo guidato come due schiavi neri, quindi non è che ci schifi lasciarti il volante per un po’».
«Davvero?» domandò la ragazza estasiata «Vi adoro!»
Si scapicollò fuori dalla porta, senza nemmeno attendere che l’automobile frenasse del tutto e aprì la portiera del guidatore, facendo cenni concitati a Metacomet affinché si spostasse da lì. Il giovane scoppiò a ridere e le fece posto, piazzandosi accanto a Vesper, la quale non esitò ad accomodarsi sulla sua persona, strusciando il capo contro la sua spalla.
«Allacciate le cinture, cicci» esordì Abilene, legandosi i capelli in una coda alta «Si parte».
Non andarono molto lontani.
Fandom: cow-t verse
Parole: 323 parole
Note: collegata alla Roadtrip!90s AU che trovate su AO3
Manila si stiracchiò con l’aria di chi palesemente non aveva fatto abbastanza ore di sonno e cerco di allungarsi come poteva; il letto risultò ben presto essere troppo stretto. A dirla tutta il letto si rivelò presto non essere nemmeno un letto, i sedili di pelle gemettero e scricchiolarono sotto di lei, producendo il rumore tipico dello sfregamento.
Mugolò irritata, girandosi dall’altro lato, ma un raggio di sole la colpì in viso, illuminandola con le prime calde luci del mattino; Manila si mise a sedere e si strofinò gli occhi, dalla cima del suo capo scivolarono silenziosamente gli occhiali da sole a forma di cuore e le caddero in grembo. Sbadigliò e si guardò intorno; il suo cervello ci mise tre minuti buoni per registrare dove si trovasse.
«La macchina» mugugnò tra sé «La macchina di Miguel, la macchina che ho rubato a Miguel».
Sorrise tra sé, come ripensando alla sua azione; effettivamente, doveva ammetterlo, era molto soddisfatta di sé, e poi un po’ Miguelito se lo meritava, non aveva mai nessuna voglia di stare al gioco, era troppo geloso - forse di lei, forse di Dimitri, e non riusciva proprio a intrattenerla come avrebbe voluto.
«La migliore fuga oltre il confine di sempre» mormorò, aprendo la portiera della macchina per lasciare entrare l’aria fresca e i raggi del sole.
Sollevò le braccia verso l’altro e scoppiò a ridere, mentre finalmente riusciva a stiracchiarsi come il signore comandava.
Aprì la portiera del passeggero, lasciando che i primi, timidi raggi del sole e l’aria fresca invadessero la vettura; accarezzò e fiamme incollate sopra la carrozzeria verde acido e sorrise con dolcezza. Inviava ad essere affezionata a quella Cadillac dall’aspetto terrificante e dalla cromatura inguardabile.
«Forza» sussurrò, più a sé stessa che alla macchina, che dopo tutto, essendo un oggetto, non avrebbe di certo potuto risponderle «Ripartiamo. Verso Miami, verso il futuro».
Manila non lo sapeva ancora, ma a Miami non ci sarebbe nemmeno arrivata.
Parole: 505 parole
Vesper è ferma, in piedi accanto allo stipite della porta osserva Manila con lo stesso sguardo con il quale, diversi anni prima, l’aveva osservata il giorno in cui si era resa conto che aveva vinto la competizione solo per lasciarla poi andare.
«Perdonami» sussurra piano, la sua voce è così flebile che se Manila non la conoscesse a memoria, in ogni sua sfumatura, forse non riuscirebbe nemmeno a percepirla «Non credevo, non avevo idea che il loro piano prevedesse cercare di fare del male a Celes».
Manila solleva appena lo sguardo, ma non è arrabbiata.
«Avevano ragione però, e io torto» le fa notare, la sua voce è insolitamente tranquilla.
«Forse sì, ma se Celes fosse rimasto ferito, se gli avessero fatto del male, o peggio… non me lo sarei mai perdonato».
La sua consorte le si avvicina, le accarezza piano il viso e i suoi occhi sono così tristi, così pieni di nostalgia e dispiacere che per un secondo Vesper teme sia per colpa sua, poi vi vede il riflesso di qualcosa che già conosce. È un’espressione che ha già visto dipinta sul viso di Manila una volta, una sola, molti anni prima.
«Non… In ogni caso, mi dispiace» mormora avvicinandosi piano, quindi le prende una mano e si china di fronte a lei.
Manila è seduta su una vecchia cassapanca di legno intarsiato che una volta era stata di sua madre, è posta alla fine del loro letto a baldacchino ed abbastanza larga perché entrambe vi si possano sedere sopra, Vesper sceglie tuttavia di rimanere inginocchiata perché da lì può vedere meglio il viso della donna che ama.
«Manila?» la richiama.
«Perdonami, Vesper» i suoi occhi però sono limpidi, non vi è traccia di rimpianto.
«Sono bionda, non sono stupida» mormora la donna, accarezzandole piano il viso. L’amore che prova per Manila a volta è così forte da essere doloroso quella è una di quelle volte; tuttavia, Vesper, al contrario di molte altre persone che la Veggente avrebbe potuto amare, capisce meglio di chiunque altro cosa voglia dire essere divisi in due. Cosa voglia dire attraversare i mondi, e gli universi, e i confini della realtà, per lasciare una parte di sé in ognuno di essi.
«Chi?» chiede solamente.
«Lacros» risponde Manila, in un tono che potrebbe voler dire solamente “e chi altro altrimenti? Chi se non lui?”.
Vesper annuisce piano. È bionda non è certo stupida, ha sempre saputo cosa ci fosse tra Manila e Lacros, quale legame ai limiti della norma condividessero. Lo sapeva quando Lacros si è presentato a casa sua invitandola - anzi, pregandola, di prendere parte alla sfida che l’avrebbe poi portata a vincere la mano di Manila. Lo sapeva quando ha scelto di amare Manila e di donarle il suo cuore, e lo sa anche ora.
«Va bene così» mormora piano, perché quella è Manila, la sua Manila è così. Incapace di amare una sola persona, in grado di donarsi completamente a ciascuno di loro «Ti amo lo stesso, Manila. Ti amo comunque. Ti amo per sempre».
Fandom: cow-t verse
Parole: 482 parole
Note: collegata alla Roadtrip!90s AU che trovate su AO3
Sollevò la spessa cerata con un semplice gesto della mano e fissò la carrozzeria ciondolante come se stesse guardando un suo vecchio amante.
Manila passò le mani sul cofano dell’auto, con la consapevolezza che l’auto di Miguel un amante lo era stata davvero, una compagna fidata e silente che l’aveva scortata lungo un viaggio durato diversi mesi, più di un anno.
Era lì, nella rimessa doveva giaceva parcheggiato il suo bolide dai colori improbabili, che andava a rifugiarsi quando le cose nella vita di tutti i giorni non la soddisfacevano come avrebbe voluto e Manila avrebbe sempre voluto che la vita prendesse la direzione che voleva lei, anche se aveva già capito che non era sempre possibile.
Si accarezzò la pancia rigonfia: tra tutti gli imprevisti che erano capitati sul suo cammino quello era sicuramente stato il più inaspettato e il più ben accetto. Ricordava ancora l’espressione che avevano fatto tutti in casa quando era uscita dal bagno con il test di gravidanza tra le mani e lo sguardo sbarrato. Vesper era scoppiata a piangere e far scoppiare a piangere Vesper era qualcosa di insolito e di impegnativo; Abilene aveva sbattuto ripetutamente le mani tra loro, esaltata come se fosse stata lei quella che aspettava un bambino; Cyprian si era seduto, con le lacrime agli occhi, aveva preso la mano di Vesper e quella di Abilene e se le era portate al cuore per far vedere loro quanto stava battendo in quel momento; Metacomet aveva gridato, come un bambino di fronte alla sorpresa più bella della sua vita, l’aveva presa in braccio e l’aveva fatta ruotare tenendola sollevata.
Lacros l’aveva guardata come se l’avesse tradito, l’aveva guardata come se non fosse nessuno, come se la sua sola esistenza fosse spazio di troppo e Manila non ce l’aveva fatta; sapeva benissimo che il rifiuto di Lacros era temporaneo, sapeva che era dovuto al dolore, sapeva anche che quel modo di fare da figli della merda l’aveva preso tutto da loro padre. Anche lei sapeva essere in quel modo, talvolta. Ma tra gli ormoni e l’insicurezza che sentiva dentro si sè, aveva scoperto di essere più fragile di quanto non fosse mai stata. Così era tornata dalla sua - di Miguel, vecchia auto, ci si era seduta dentro e aveva pianto.
Vesper l’aveva trovata dopo solo un’ora, si era seduta accanto a lei e le aveva preso la mano, le aveva baciato le lacrime e le aveva detto quanto l’amava, e Dio! L’amava così tanto, Manila ogni tanto pensava di non meritarselo.
Sfiorò di nuovo la carrozzeria dell’auto, quindi si accarezzo il ventre e pensò alla bambina che sarebbe nata di lì a poco.
«Vedrai, Celestia, che bello sarà il mondo che ti aspetta».
Sorrise, meno triste del solito - pensando che davvero quella macchina aveva reso la sua vita migliore, alla fine.
«E un giorno, te lo prometto, lo farà anche con te».
Fandom: cow-t verse
Parole: 581 parole
Note: collegata alla Roadtrip!90s AU che trovate su AO3
Vesper sbuffò fissando il libro che stava, invano, tentando di leggere.
«La piantate di ridere come dei trogloditi? Sto cercando di finire il mio libro», borbottò evidentemente scocciata, chiudendo con un tonfo sonoro e sordo le pagine del romanzo che teneva in mano.
Abilene, svaccata comodamente al suo fianco, ridacchiò - di lei con ogni probabilità; Vesper decise che non le importava.
«Eddai, V. Non fare il muso», Metacomet si girò e le sorrise, accarezzandole gentilmente il viso delicato.
«Le mani sul volante, scemo» ma dal suo tono era chiaro che non era davvero preoccupata.
«Esatto» si intromise Cyprian, seduto nel sedile al fianco di quello del guidatore. Ridacchiò «Rompi sempre le palle quando sono io a farlo, poi quando è il tuo turno di guidare ti comporti come un emerito imbecille».
«Cyp, non fate la fichetta» lo prese in giro Metacomet, ricevendo per tutta risposta un coppino.
«E non chiamarmi Cyp, fa schifo al cazzo. Cosa sono uno scoiattolo? Siamo Cip e Ciop? No, non lo siamo, quindi abbi la decenza di chiamarmi col mio nome completo prima che ti prenda a calci fino in messico».
«Non molto lontano, per la verità» rise ancora Metacomet, consapevole che l’amico si sarebbe stancato dopo appena dieci metri.
«La verità» si intromise Abilene, stiracchiandosi contro Vesper, che dapprima tentò invano di spostarla e quindi si limitò a roteare gli occhi verso il cielo «È che nessuno di voi due è davvero in grado di guidare. E comunque effettivamente Cyprian ha una guida più sicura rispetto a te, Metacomet. Tu tra un po’ non guardi nemmeno dov’è la strada».
«Scusa tanto signorina avevo il cazzo, non lo volevo, ma do ordini come se lo avessi»
«Che maleducato» borbottò Abilene «Guarda caro mio, che non tutti hanno avuto il lusso di sperimentare e di vivere quello che ho vissuto io negli ultimi anni. Sono stata testimone dell’evoluzione e della maturazione del mondo. E sì, ho trattenuto il meglio da entrambi i mondi, tipo l’abilità alla guida».
Metacomet sospirò, in effetti Abilene era stata davvero degna di lode, aveva avuto il coraggio e la voglia di sottoporsi a un’operazione complicata e ancora poco conosciuta; non si era mai sottratta alle critiche e non era mai indietreggiata davanti agli insulti. Sembrava non avere paura di niente.
«Abi, visto che sei così brava» domandò infine «Come mai non hai mai guidato da quando siamo partiti?»
La ragazza sollevò le spalle, come a dire “chissà”.
«Beh, non me lo avete nemmeno mai chiesto”» fece notare, fissandoli con aria di disapprovazione, come se fosse ovvio che non le avevano chiesto nulla proprio perché ora aveva la vagina.
Vesper roteò nuovamente gli occhi verso l’alto, sentendo lo sguardo di tutti su di sè.
«Non guardate me. Odio guidare, non voglio guidare né mi interessa farlo».
«Sai che c’è Abi?» chiese Metacomet, accostando con delicatezza «Sia io che Cyprian abbiamo guidato come due schiavi neri, quindi non è che ci schifi lasciarti il volante per un po’».
«Davvero?» domandò la ragazza estasiata «Vi adoro!»
Si scapicollò fuori dalla porta, senza nemmeno attendere che l’automobile frenasse del tutto e aprì la portiera del guidatore, facendo cenni concitati a Metacomet affinché si spostasse da lì. Il giovane scoppiò a ridere e le fece posto, piazzandosi accanto a Vesper, la quale non esitò ad accomodarsi sulla sua persona, strusciando il capo contro la sua spalla.
«Allacciate le cinture, cicci» esordì Abilene, legandosi i capelli in una coda alta «Si parte».
Non andarono molto lontani.
Fandom: cow-t verse
Parole: 323 parole
Note: collegata alla Roadtrip!90s AU che trovate su AO3
Manila si stiracchiò con l’aria di chi palesemente non aveva fatto abbastanza ore di sonno e cerco di allungarsi come poteva; il letto risultò ben presto essere troppo stretto. A dirla tutta il letto si rivelò presto non essere nemmeno un letto, i sedili di pelle gemettero e scricchiolarono sotto di lei, producendo il rumore tipico dello sfregamento.
Mugolò irritata, girandosi dall’altro lato, ma un raggio di sole la colpì in viso, illuminandola con le prime calde luci del mattino; Manila si mise a sedere e si strofinò gli occhi, dalla cima del suo capo scivolarono silenziosamente gli occhiali da sole a forma di cuore e le caddero in grembo. Sbadigliò e si guardò intorno; il suo cervello ci mise tre minuti buoni per registrare dove si trovasse.
«La macchina» mugugnò tra sé «La macchina di Miguel, la macchina che ho rubato a Miguel».
Sorrise tra sé, come ripensando alla sua azione; effettivamente, doveva ammetterlo, era molto soddisfatta di sé, e poi un po’ Miguelito se lo meritava, non aveva mai nessuna voglia di stare al gioco, era troppo geloso - forse di lei, forse di Dimitri, e non riusciva proprio a intrattenerla come avrebbe voluto.
«La migliore fuga oltre il confine di sempre» mormorò, aprendo la portiera della macchina per lasciare entrare l’aria fresca e i raggi del sole.
Sollevò le braccia verso l’altro e scoppiò a ridere, mentre finalmente riusciva a stiracchiarsi come il signore comandava.
Aprì la portiera del passeggero, lasciando che i primi, timidi raggi del sole e l’aria fresca invadessero la vettura; accarezzò e fiamme incollate sopra la carrozzeria verde acido e sorrise con dolcezza. Inviava ad essere affezionata a quella Cadillac dall’aspetto terrificante e dalla cromatura inguardabile.
«Forza» sussurrò, più a sé stessa che alla macchina, che dopo tutto, essendo un oggetto, non avrebbe di certo potuto risponderle «Ripartiamo. Verso Miami, verso il futuro».
Manila non lo sapeva ancora, ma a Miami non ci sarebbe nemmeno arrivata.