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Titolo: The first and the last
Fandom: Originale (Ocean High! Verse)
Genere: slice of life, future fic
Warning: human!AU, modern!AU, implied!incest
Rating: sfw
Parole: 1138
Prompt: scoglio
Note: questa storia è stata scritta per la quinta settimana del COW-T di Mari di Challenge con il prompt: scoglio. Per Ombrarossa è la terza settimana in cui compaiono prompt relativi all’acqua e iniziavano a scarseggiare le idee, quindi abbiamo deciso di darci da fare e abbiamo creato un vero proprio Verse in cui il mare, i suoi abitanti e gli esseri inanimati ad esso collegati sono diventati delle persone. Seguite l’avvincente storia d’amore tra Cozza e Scoglio, il tormentato amore a senso unico di Onda per Cozza, i drammi di Tesoro, alla ricerca di sé stesso, il rapporto morboso e al limite del consentito tra Mare e sua sorella Onda. Imparate ad amare con noi tutti i membri della Ocean High School di Laguna Bay!
In questa storia: a distanza di tot anni dalla fine del liceo, Onda annuncia a suo fratello che sta per sposarsi.
Per motivi pregnanti, tipo gli spoiler, non ho specificato con chi si sposerà Onda e non lo saprete mai (non è vero).
Mare è sulla spiaggia quando Ondine lo raggiunge.
Non la sente arrivare, è troppo perso nei suoi pensieri; quelli che in molti lo accusano di non avere, ma che spesso lo tengono sveglio la notte, impedendogli di dormire e ghermendolo con artigli uncinati in una morsa di ansia.
«Mare?»
Si volta di scatto, la fronte leggermente aggrottata si rilassa non appena la vede, proprio come la sua espressione.
«'Dine! Sei tornata finalmente! Mi sei mancata» Mare fa un passo in avanti verso sua sorella, e Ondine lo sa che sta per abbracciarla.
Il vero problema è che se dovesse riuscirci tutti i suoi buoni propositi andrebbero in fumo e lei non sarebbe più in grado di pensare logicamente e non riuscirebbe più a dirgli quello che è venuta apposta a comunicargli di persona.
«'Dine?» di solito quando non si vedono per un po' (e in quel caso sono almeno un paio di mesi) Ondine è sempre la prima a correre ad abbracciarlo, e Mare ama quei momenti, ama affondare il viso tra i suoi capelli che profumano di shampoo, sentire la sua guancia sfregare nell'incavo della sua spalla, sedersi sul divano con lei per ascoltarla mentre gli racconta tutto quello ha fatto mentre era lontana. Non che gli interessi davvero, non sempre almeno, ma non c'è niente di più piacevole che ascoltare Ondine parlare e bearsi della sua risata cristallina o di come gli mette il muso quando si accorge che si sta distraendo.
«'Dine… stai bene?»
«Mi sposo, Mare».
Il suo primo ricordo è Ondine che ride.
A tre anni l'ha presa in braccio la prima volta e nel fissare quegli occhi così simili ai suoi si è ripromesso che non l'avrebbe mai lasciata andare.
A sette anni l'ha trovata a piangere nel bagno della scuola, non ha mai saputo il perché, ma le ha promesso che qualunque fosse il problema lui l'avrebbe risolto.
A otto si è infilato nella sua prima rissa, picchiando un bambino di due anni più grande, Ondine è stata l'unica a riuscire a fermarlo, attaccandosi al suo braccio e cercando di calmarlo con parole gentile, senza dare di matto, senza mettersi a urlare.
A quattordici anni si è accorto che nessun'altra ragazza riusciva ad avere su di lui lo stesso effetto di sua sorella; è stato il momento in cui ha capito che c'era qualcosa di sbagliato in lui, il momento in le sue crisi di rabbia erano peggiorate, e Mare aveva realizzato che sarebbe sempre stato incompleto. Ondine lo ha trovato in lacrime nel capanno degli attrezzi, lo ha abbracciato e gli ha promesso che sarebbe andato tutto bene.
A quindici si sono baciati per la prima volta e Mare ha capito di non essere l'unico ad avere una crepa nel cuore.
Dell'ultimo anno di liceo ricorda le dita sottili di sua sorella intrecciate alle sue, la sua figura riflessa in quegli occhi così simili ai suoi, mentre entrambi cercavano di non affondare come una nave alla deriva in un mare in tempesta. Invano, la tempesta era dentro di loro e non erano riusciti a frenarla.
Solo dopo aveva capito che, a suo modo, non era che un privilegiato, perché Ondine non avrebbe mai amato nessun altro uomo in quel modo, Ondine non avrebbe mai amato nessun altro uomo oltre a lui.
Solo ora Mare capisce che non avrebbe mai potuto avere ciò che desiderava, non importa con quanta forza lo desiderasse, e il suo cuore si spezza, senza un rumore, senza un lamento.
Il suo primo ricordo è Ondine che ride. Avrebbe voluto che fosse anche l'ultimo.
«Scusa?»
«Mi sposo».
Nessun “Come”, nessun “Quando”, nessun “Perché”, sono tutte domande ininfluenti a quel punto, l'unica cosa che importa è che non sia con lui.
«È quando te lo avrebbe chiesto?»
Sempre lei, ancora lei, negli ultimi due anni non ha fatto altro che sentirne parlare e sa che è egoista, che dovrebbe essere felice per sua sorella, perché ha avuto un'adolescenza complicata (e lo è stata per entrambi, principalmente per colpa sua) e non è mai stata davvero felice prima, ma non riesce ad esserlo.
«Due settimane fa».
«E tu hai detto sì» non si accorge nemmeno di avere fatto un passo indietro, è così impercettibile che un'altra persona nemmeno se ne accorgerebbe, ma non Ondine «Mamma lo sa?»
«Sì, e non approva, ma non mi interessa».
«E papà?»
«A lui semplicemente non importa, come sempre» abbassa lo sguardo a fissare le rocce dietro di lui. Conosce quella spiaggia a memoria, ogni anfratto, ogni scoglio; sono cresciuti in quella villa sulla spiaggia, praticamente da soli, mentre i loro genitori erano sempre più lontani e irraggiungibili, in un mondo di multinazionali e campagne politiche. In questa solitudine che aveva sempre caratterizzato le loro vite, avvolgendole in un silenzio quasi assordante, Ondine aveva trovato in Mare la sua casa, una casa che non aveva pareti di pietra, né finestre di vetro, ma che era sempre stata con lei, ovunque andasse.
«Mare, ti prego…»
«Cosa? Come vorresti che reagissi?»
Ondine scuote il capo, i capelli le ricadono sulle spalle seguendo il movimento della testa e Mare nota che si sta torturando le mani: è nevosa. Ed è giusto così, pensa non senza un pizzico di cattiveria; è giusto che sia nervosa, è giusto che si senta in colpa, dopo tutto quello che gli sta facendo.
«Non potresti semplicemente essere felice per me?»
«No».
«Ti prego, Mare. È importante per me».
«Che io sia felice?»
«Sì. E vorrei che tu ci fossi, ti prego. Non mi importa che non ci sia nessuno della nostra famiglia, purché ci sia tu».
La rabbia che sentiva montare dentro, come cavalloni spinti dal vento durante una tempesta, si spegne di colpo. Sa che Ondine ha ragione, che tutto quello che hanno costruito in quegli anni lo hanno costruito assieme e ora è da vigliacchi scappare a quel modo, perché non sono più dei bambini, non hanno più sedici anni e lui lo sa, lo sa che sono tutto quello che l'altro ha.
Però non ce la fa.
«Mare?»
«No» mormora piano, dandole le spalle e voltando appena il capo «Non verrò al tuo matrimonio, Ondine. Avrei attraversato l'oceano per te, ma questo? Mi dispiace».
E gli dispiace davvero, ma non si gira a guardare sua sorella negli occhi, perché il suo sguardo deluso, le lacrime che sa stare trattenendo, non farebbero altro che ricordargli che la sua è una fuga.
Mare Flow non ha mai pensato a sé stesso come a un codardo, ma questa volta scappa e non si volta indietro.
Ondine rimane sulla spiaggia, a fissare la spuma del mare infrangersi sulla sabbia, sugli scogli, ai suoi piedi; dovrebbe essere così felice, dovrebbe essere così trepidante e piena di vita ed entusiasta da correre in cerchio e urlare di gioia.
Non si è mai sentita così sola.