alexiel_hamona (
alexiel_hamona) wrote2019-02-22 12:22 am
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Made of Magic, Made of Water - parte IV
Titolo: Made of magic, made of water
Capitolo: Parte 4
Fandom: One Piece
Warning: threesome, demons, modern!AU, demon!AU
Genere: commedy, horror, mistery, thriller, romance, fantasy
Rating: NSFW
Prompt: Fantasy
Note: non betata, scritta per la M1 della seconda settimana del CoW-T 9
«Azazel, io mi annoio» borbottò Lucifero con voce lamentosa, affondando il viso tra le tette di Asmodeus.
«Ammazzati, imbecille» replicò di rimando il demone dagli occhi gialli, versandosi un bicchiere di vino e porgendone un altro alla donna sul letto.
«E a me niente? Mi sento bistrattato».
Asmodeus rise e gli porse il suo, mentre con una mano andò ad accarezzargli i capelli rossi come il fuoco.
«Finalmente qualcuno che mi capisce» celiò il signore dei Nove Inferi.
«La prossima volta prenditelo da solo» lo redarguì Azazel riempiendo un terzo bicchiere di vino e passandolo nuovamente ad Asmodeus, la quale sorrise e gli baciò con gentilezza la mano.
«Avevo delle succubi per queste cose, ma sono sparite».
«Perché le hai uccise, tesoro».
«Vedi? Torniamo al punto di prima: io mi annoio. Non abbiamo niente da fare da secoli, ho visto tutti gli episodi di Supernatural e non c’è più Mark Pellegrino a fare me in una brillante interpretazione di me stesso e sono profondamente deluso dall’umanità».
«Lo sei da due millenni».
«Lo sai che non è così. E anche se non ne vuoi parlare, sai bene che lo sono da circa cinquecento anni, Naamah».
Asmodeus sibilò, mostrandogli la lingua biforcuta e si spostò di scatto, lasciandolo cadere sul cuscino di seta e piazzandosi di fianco ad Azazel.
«Lo sai che detesto essere chiamata così, bastardo. Azazel ha ragione, sei un imbecille».
Ci fu un leggero bagliore luminoso e in un attimo Lucifero le fu accanto, sollevò con dita eburnee una ciocca dei suoi capelli aranciati per portarsela al viso e accarezzarla con le labbra nella parodia di un bacio.
«Mi piaci quando vai a fuoco, Asm, e piaci anche ad Azazel».
Il demone dagli occhi gialli scoppiò a ridere, avvicinandosi piano; aveva appena appoggiato la sua mano abbronzata sulla spalla delicata di Asmodeus quando la terra prese a tremare.
Si udì un boato e le pareti della stanza iniziarono ad accartocciarsi su sé stesse piangendo sangue.
«E poi ti lamenti che non succede mai niente» fece notare Azazel, con un ghigno in volto che non prometteva niente di buono.
Il pavimento era invaso da foto di cadaveri.
Se qualcuno fosse entrato nel piccolo obitorio della centrale di polizia in quel momento avrebbe sgranato gli occhi per lo stupore e si sarebbe probabilmente domandato quale esattamente fosse il problema dei due individui presenti nella stanza. Non che Rebecca avesse effettivamente un problema, lei quello faceva di lavoro e non era certo colpa sua se al momento stava pesando gli organi interni della sesta vittima del maniaco omicida che andava terrorizzando Dressrosa.
Il vero problema era Eustass, seduto a gambe incrociate sul pavimento ad esaminare le immagini scattate alle giovani uccise in precedenza. Studiava i simboli, comparandoli tra loro, osservava le incisioni e confrontava il tratto e la precisione delle stesse, cercando qualche indizio che a un occhio meno allenato del suo sarebbe potuto sfuggire.
I fascicoli sulle singole vittime li aveva di fianco, ma quelli ancora doveva leggerli; leggere era più faticoso che guardare e avrebbe di gran lunga preferito che fosse Rebecca a riassumergli le informazioni principali su ciascuna di quelle squinzie.
«Pensavo una cosa» borbottò, grattandosi il capo con aria di chi la sa lunga.
«Se hai intenzione di nuovo di farmi presente chi di loro aveva le tette più grandi o il culo più grosso ti dico già che non mi interessa».
«No, no, ho già capito chi c’aveva le tette più fighe. Sta zitta un secondo e dimmi, hai idea di quanto sia difficile incidere la carne umana?»
Rebecca si bloccò a mezz’aria con il fegato in mano e lo agitò leggermente prima di rendersi conto di cosa stesse facendo e deporlo in un contenitore.
«Beh, dipende» cominciò.
Si sciacquò le mani nel lavabo di ceramica e si avvicinò al demone seduto per terra, accucciandosi al suo fianco.
«La pelle di per sé non affatto difficile da tagliare, soprattutto nelle persone anziane. Prendi Jora, la prima vittima: aveva sessantun anni e la sua pelle era secca e poco idratata, questo la rendeva sicuramente più facile da incidere, soprattutto se in possesso di una lama affilata, come per esempio un bisturi».
«Sì, ma sta vecchia di merda è l’unica vecchia, tutte altre sono giovani. Guarda sta figa qua che gambe toniche c’aveva! Senza contare che a me ste incisioni paiono profonde, mica ha tagliato solo la pelle, ha inciso pure il muscolo sotto, la carne. Non è una cosa semplice».
«Non ti seguo, non ho mai avuto problemi a tagliare i miei pazienti ad essere sincera. Basta avere lo strumento giusto e direi che un coltello da caccia o un buon coltello da cucina per tagliare la carne, o qualsiasi cosa abbia usato questo pazzo psicopatico, non avrebbe avuto problemi a incidere anche il muscolo in profondità».
Kidd bestemmiò, afferrando una foto e sventolandogliela sotto il naso.
«Porco mondo, ma possibile che voi umani siate così stronzi da non vedere quello che avete davanti!?»
Rebecca inspirò profondamente, cercando di recuperare nella sua mente pensieri felici perché tirare una testata a un demone non era la soluzione migliore se voleva continuare a respirare.
«Vedo un sigillo di evocazione» rispose con voce calibrata «Non so dirti da cosa sia composto, ma mi paiono due o tre simboli mescolati? Non lo so, credo che l’agente Hawkings ne saprebbe di più».
«Non ti serve lo slavato del cazzo, sono un demone, so riconoscere i simboli su un sigillo di evocazione, svampita! Non è comunque quello il punto. Il punto è un altro: nota come sono fluide queste curve, come è quasi perfetto il cerchio del sigillo. I simboli sono incisi con precisione millimetrica, non sono sbavati né la pelle mostra segni di strappo: chiunque abbia fatto questa roba sapeva come incidere un corpo umano».
La ragazza si rigirò tra le mani le immagini che l’uomo e andava porgendo, osservando con occhio diverso le ferite delle vittime. Questo era solo in parte il suo lavoro, l’occhio indagatore del detective ce lo aveva Bartolomeo, lo aveva avuto il detective Ideo, ma lei nel suo piccolo si limitava a fare le autopsie, a cercare i residui che la scientifica avrebbe analizzato e a dare un parere che non sempre veniva ascoltato. Senza contare che, prima che tutta quella faccenda iniziasse, non aveva mai davvero avuto a che fare con delle vittime di omicidio, o almeno non di omicidi così efferati e sgradevoli.
«Magari è un artista, la prima vittima lavorava in una galleria d’arte dopotutto. Magari sa disegnare per quello».
«Non basta saper disegnare per questo genere di evocazione. Osserva la precisione dell’intaglio -»
«Non dirlo come se stessi parlando di una statua di legno, stai parlando di una persona».
«Fottesega, piccoletta, è la stessa roba. La precisione del tratto, la perfetta conoscenza di dove trovare il cuore, il modo in cui ha reciso i tendini a tutte quante. E la differenza tra le incisioni e i segni dei tagli?»
«Quella l’ho notata anche io, avevo scritto nel mio rapporto che probabilmente si trattava di due armi da taglio diverse, la prima molto più sottile e precisa della seconda».
Kidd annuì e si alzò, raggiunse il tavolo sul quale era sdraiato il corpo della sesta vittima e afferrò senza tanti complimenti un bisturi. Quindi, senza preavviso, lo premette contro l’interno del suo braccio, finché la lama non penetrò la carne e iniziò a tracciare una linea retta, quindi ondeggiante, dal gomito fino al polso.
Rebecca urlò, portandosi le mani al volto e gli si precipitò a fianco, lasciando cadere a terra le immagini che teneva in mano.
«Sei impazzito!?» domandò, la voce tremava leggermente, mentre osservava il sangue denso e nero scivolare in gocce bollenti sul pavimento.
«Raccogli le foto, non mi sono fatto niente».
La giovane fece come le era stato ordinato e si avvicinò a Eustass con aria preoccupata, sebbene fosse consapevole che una ferita di quel genere non era nulla di grave per un demone del suo livello.
«Guarda il taglio» la avvertì Kidd, piazzandole il braccio quasi sotto il naso «Attenta a non scottarti col mio sangue del cazzo».
Il medico osservò il taglio profondo, che già iniziava a rimarginarsi, e spostò quindi lo sguardo sulle foto che teneva in mano, quindi sospirò e con la mano libera tirò un leggero scappellotto al demone di fronte a lei.
«Sei un mentecatto, invece di tagliarti il braccio come un idiota non potevi dirmi semplicemente che secondo te aveva usato un bisturi?»
L’uomo scoppiò a ridere.
«Non hai imparato niente da queste settimane? A noi demoni piace esagerare».
Rebecca sospirò e fece due passi indietro, osservando il sangue di Eustass sollevarsi da terra a rientrare dalla ferita oramai quasi del tutto chiusa.
«Quindi un bisturi?»
«Un bisturi, piccoletta, e a giudicare dalla precisione è qualcuno che ha una base di conoscenza medica. O magari, è proprio un fottuto dottore del cazzo».
Per provare ulteriormente il suo punto si avvicinò al corpo e le fece notare come ognuna delle ferite fosse collocata in un punto ben preciso; niente era stato lasciato al caso.
«Un chirurgo?»
«Che cazzo ne so, ho l’aria di un fottuto veggente? Anche se ti dirò la verità “Il chirurgo della morte” non suona male come nome per uno psicopatico, voi umani non vi divertite mica a dare soprannomi ai serial killer?»
Rebecca annuì.
«Tuttavia -»
Venne interrotta dal rumore delle porte dell’obitorio che si aprivano; Bonney spalancò le ante dell’uscio senza alcuna grazia ed entrò trascinandosi dietro un Drake il cui naso era immerso in una pila di fascicoli e scartoffie.
«Non andare a sbattere, cocco, che qua ci sta un casino che manco sto a spiegarti. Sembra passata Malcanteth- Ah. No, è solo Kiddo».
«Jewls, che cazzo vuoi?»
«Buongiorno Agente, buongiorno Bonney, avete trovato qualcosa? I risultati degli esami sul campione di sangue?»
Francis sollevò lo sguardo e scosse il capo; appoggiò i fascicoli a terra, impilati di fianco alle foto sparse sul pavimento e si rivolse a Rebecca.
«Non arriveranno prima delle due di questo pomeriggio. L’autopsia come procede?»
«Ho quasi finito, mentre procedo ci terrei a darvi qualche informazione che io e Eustass siamo riusciti a ricavare dall’analisi del corpo. O meglio, in realtà ha fatto tutto lui, io ho solo ascoltato».
«Stronzate» borbottò Kidd, in imbarazzo, strappando una risatina sommessa a Bonney.
«Sentiamo» la esortò l’agente dell’FBI, appoggiandosi al muro.
Mentre Bonney cercava di osservare con curiosità morbosa ogni azione della patologa, e Kidd tornava a sedersi, affondando il viso nei fascicoli che fino a quel momento si era rifiutato di leggere, Rebecca cominciò a ragguagliare i due compagni sulle ipotesi che avevano sviluppato fino a quel momento senza dimenticare di accennare al nome che avevano pensato per lui – inutile dire che a Bonney piacque tantissimo.
«Non è giusto però, uno ammazza quattro persone e gli trovano un soprannome fighissimo. Io ho sterminato intere città e nessuno mi si è mai pisciato, nessun soprannome figo. Solo qualche sacrificio umano e gente che mi urlava “Il distruttore”».
«Non ti illudere, oggi come oggi il tuo soprannome potrebbe essere al massimo “La mangiona”, “Il pozzo senza fondo” oppure “Idrovora”».
«Ti ho già detto che ti odio, Francis?»
L’agente sollevo un sopracciglio e scosse il capo, sorridendo appena.
«Oggi no. In ogni caso, anche noi abbiamo notato una cosa strana, ma questa volta riguarda le vittime. Abbiamo esaminato tutti i fascicoli e-»
«Sta zitto un attimo, fesso. Oh, femmina, non avevi mica detto che erano tutte vergini? A me questa qua, sta tipa, Monet, a vederla non mi pare mica vergine».
«Se lo stai dicendo solo in base alla classifica delle tette migliori fai che uscire dalla stanza, perché mi sono stufata di questo sessismo».
«No, ma c’è scritto che è stata ritrovata dietro il quartiere a luci rosse. Una tipa che si tiene stretta la verginità fidati che non ci va dove ci stanno le mignotte».
«Questa cosa è ancora più sessista della precedente!»
«Eustass ha ragione» gli venne incontro Drake, interrompendola con gentilezza con un gesto della mano «Aspetta, Bonney aiutami a trovare il file della quarta vittima».
«La tipa con i capelli verdini, giusto? Non l’abbiamo messo sotto tutto?»
«Oh, eccolo qua! Come dice il nostro amico –»
«Non sono tuo amico, sfigato».
«Come dice Eustass, Monet è stata trovata dietro il quartiere a luci rosse, apparentemente lavorava in un locale di spogliarelliste. Ora, non voglio assolutamente insinuare che questo la rendesse una ragazza facile, dopotutto è un lavoro come un altro e spogliarsi non implica fare sesso» continuò facendo segno con una mano a Kidd che forse avrebbe fatto meglio a tacere «Tuttavia, secondo alcune testimonianze raccolte dall’agente Blue Gilly – ecco il suo taccuino – la vittima è stata vista più volte allontanarsi in compagnia di individui di sesso maschile dopo gli spettacoli. Secondo le sue colleghe, ehm…»
«Vai avanti biscottino, sono sicura che Kiddo non vede l’ora di poter dire che aveva ragione lui».
«Beh, secondo le sue colleghe, Monet era molto attiva sessualmente».
«Ora che ci penso, su lei ed Esta non sono riuscita a svolgere un’autopsia approfondita perché i cadaveri sono esplosi» notò Rebecca in quel momento, mentre richiudeva il torace di Sugar.
«Aspetta un attimo, biscottina, il secondo cadavere è esploso perché quel fetente di Barbanera voleva spargere il panico e liberarsi di gente scomoda, come il detective che è schiattato, come te» iniziò Bonney, infilandosi in bocca un marshmallow preso da una busta comparsa da chissà dove «Ora vorrei azzardare anche io un’ipotesi. Il motivo per cui il cadavere di questa Monet è esploso è che Barbanera, o il suo umano, questo Chirurgo della Morte, voleva sbarazzarsi di qualche prova, significa che ogni probabilità c’era un collegamento che ci avrebbe potuti condurre a lui, altrimenti non si sarebbe mai sbarazzato in questo modo del corpo».
«Okay, quindi?» Drake si piegò leggermente verso di lei, gesticolando senza nemmeno rendersene conto «La distruzione di una prova non implica necessariamente un contatto diverso rispetto a quello avuto con le altre vittime, anche se concordo che il modus operandi differente porti a pensare che qualcosa sotto ci fosse. Oppure potrebbe essere semplicemente stata un’iniziativa del demone, un depistaggio, una tecnica per spaventare e intimidire chiunque stesse svolgendo le indagini».
«Forse, bello mio, ma è poco probabile. A noi di lasciarci dietro una scia intera di cadaveri importa ben poco, un corpo morto è morto e basta, delle prove o degli indizi che lasciamo sul luogo del delitto ci importa ben poco».
Si interruppe, nel tentativo di riprendere il discorso da dove lo aveva interrotto in precedenza.
«Questo cadavere conteneva una qualche prova, così il suo umano gli ha chiesto di distruggerlo. Nel farlo però il vecchio Barbanera si è accorto che qualcuno aveva già iniziato a lavorarci e ha deciso di risolvere il problema alla radice con la seconda esplosione nella quale anche Rebecca sarebbe dovuta essere coinvolta. Se non ci fossimo stati noi a erigere la barriera di contenimento sospetto che anche questo cadavere sarebbe esploso».
Rebecca chiuse il cadavere nella cella frigorifera e si appoggiò alla parete inspirando profondamente; sollevò quindi lo sguardo e lo passò su ognuno dei presenti.
«Stai dicendo che voleva colpire me? Che sono morti perché voleva colpire me?».
«Non solo te» la rassicurò Drake «Tuttavia Bonney ha ragione, tu sei qualcuno che il Chirurgo e il suo demone vogliono morta, e lo sei perché forse c’è una possibilità, anche se remota, che tu abbia visto qualcosa quando hai iniziato l’autopsia sul cadavere di Monet».
«Ma se avevo appena iniziato! Non sono nemmeno riuscita ad esaminare a fondo il corpo!»
Kidd saltò in piedi e batté le mani tra loro; nell’udire il tonfo sordo prodotto dai suoi palmi tutti e tre si voltarono a fissarlo.
«Forse è proprio quello il punto! Te l’ho detto che sta tettona non mi pare proprio che fosse vergine, e se si fosse trombata duro l’assassino?»
«Se è la proiezione di una tua fantasia sessuale che include un cadavere io non la voglio sapere, non di nuovo».
«No, aspetta, Rebecca» la bloccò Francis avvicinandosi a Eustass e cercando per terra le foto relative alla quarta vittima «Non ha torto, un esame preliminare del cadavere ti avrebbe facilmente rivelato se la vittima avesse o meno avuto rapporti sessuali nel periodo subito precedente alla sua morte e non è stupido pensare che fosse proprio questo che il Chirurgo voleva evitare che tu trovassi».
«Tz-tz, sarebbe tutto più credibile, pasticcino, se tra gli appunti che abbiamo trovato non ci fosse stato scritto che la tettona di solito si bombava duro sempre gli stessi clienti. Quindi magari la dava anche via, ma a gente che conosceva».
Silenzio.
«Ci stiamo basando su delle ipotesi» Rebecca fu la prima a parlare, aveva iniziato a mordicchiarsi nervosamente l’unghia del pollice, come faceva sempre quando era sicura di qualcosa, ma non sapeva come fare a convincere chi aveva di fronte «Tuttavia mi sembra che siano delle ipotesi piuttosto valide, non trovate?»
Drake annuì, facendo cenno a tutti di venire a sedersi vicino a lui per terra. Non esattamente il posto più ortodosso per discutere di un caso di omicidio, ma l’obitorio era l’unico luogo, ad eccezione dei loro appartamenti e del negozio che vendeva ciambelle ripiene, ad essere stato schermato, e a suo modo rimaneva uno dei posti più sicuri in cui parlare di questo argomento.
«L’idea non è del tutto campata per aria» iniziò l’agente «Il profilo che ho tracciato con Basil dell’assassino si sposa perfettamente con quanto abbiamo scoperto e formulato oggi. Inoltre c’è un’altra cosa, prima che Kidd mi interrompesse, poco fa, volevo dirvi che io e Jewelry abbiamo fatto un background check di tutte le vittime e un punto in comune lo abbiamo trovato».
«BIN-GO!» esclamò Bonney, sorridendo e facendo il segno della vittoria con le dita.
«Sputa il rospo, cero da processione» ringhiò Kidd incuriosito.
Incredibile, ma vero, si stava appassionando a quel caso e l’idea di essere preso seriamente da qualcun altro oltre a Bonney lo aveva caricato di un’insolita energia.
«Donquijote Doflamingo».
«Il sindaco?» domandò Rebecca con curiosità «In che senso? So che Sugar era parte del suo entourage, ma le altre?»
«Che nome di merda, ‘sto sindaco» borbottò Kidd «Non c’era quel tale che si chiamava così? Il tizio che si lanciava contro i mulini a vento in spagna».
«Quello è Don Chisciotte, Eustass» gli fece presente la patologa, «ma la somiglianza è sicuramente straordinaria».
«Può anche chiamarsi Orlando Furioso per quanto mi riguarda. Ora, rimane il fatto che tutte le vittime sono in qualche modo collegate alla sua persona. La prima vittima, Jora, lavorava in una galleria d’arte, proprietà privata, il maggior investitore e donatore di fondi? Doflamingo. Seconda vittima, Kyuin, proprietaria di una palestra chiamata “SMILE”, indovinate di chi è lo stabile in cui si trovava la sua attività? Doflamingo. Terza vittima, Lily, suo marito Sarquiss lavora non si sa bene come in una delle fabbriche di caramelle di Donquijote, lei faceva la segretaria per un tale, un avvocato di quart’ordine di nome Bellamy, che è sul libro paga di indovinate chi?»
«Doflamingo» risposero in coro Kidd e Rebecca.
«Esattamente. Se poi vogliamo andare avanti, Monet, la spogliarellista di prima, lavorava in un locale di spogliarelli il cui proprietario Diamante pare essere il braccio destro di Doflamingo; Esta non siamo riusciti a capire che collegamento abbia precisamente, ma girano voci secondo le quali abbia collaborato con il sindaco per svariati lavori. Secondo il suo fidanzato si tratta di attività di beneficienza, ma non ci metterei la mano sul fuoco vista la sfilza di eventi. E Sugar, beh, Sugar era una delle sue segretarie, faceva parte della cerchia interna del suo entourage».
«Non capisco come Ideo non ci sia arrivato prima» borbottò Rebecca, passandosi una mano tra i capelli «Avrebbe potuto parlarne con il sindaco, Doflamingo è una persona volubile, ma di buon cuore».
«O forse ci è arrivato è il Sindaco ha pensato bene di infinocchiarlo» le fece notare Bonney.
«In che senso?»
«Forse ha qualcosa da nascondere».
continua nel secondo post: click
Capitolo: Parte 4
Fandom: One Piece
Warning: threesome, demons, modern!AU, demon!AU
Genere: commedy, horror, mistery, thriller, romance, fantasy
Rating: NSFW
Prompt: Fantasy
Note: non betata, scritta per la M1 della seconda settimana del CoW-T 9
«Azazel, io mi annoio» borbottò Lucifero con voce lamentosa, affondando il viso tra le tette di Asmodeus.
«Ammazzati, imbecille» replicò di rimando il demone dagli occhi gialli, versandosi un bicchiere di vino e porgendone un altro alla donna sul letto.
«E a me niente? Mi sento bistrattato».
Asmodeus rise e gli porse il suo, mentre con una mano andò ad accarezzargli i capelli rossi come il fuoco.
«Finalmente qualcuno che mi capisce» celiò il signore dei Nove Inferi.
«La prossima volta prenditelo da solo» lo redarguì Azazel riempiendo un terzo bicchiere di vino e passandolo nuovamente ad Asmodeus, la quale sorrise e gli baciò con gentilezza la mano.
«Avevo delle succubi per queste cose, ma sono sparite».
«Perché le hai uccise, tesoro».
«Vedi? Torniamo al punto di prima: io mi annoio. Non abbiamo niente da fare da secoli, ho visto tutti gli episodi di Supernatural e non c’è più Mark Pellegrino a fare me in una brillante interpretazione di me stesso e sono profondamente deluso dall’umanità».
«Lo sei da due millenni».
«Lo sai che non è così. E anche se non ne vuoi parlare, sai bene che lo sono da circa cinquecento anni, Naamah».
Asmodeus sibilò, mostrandogli la lingua biforcuta e si spostò di scatto, lasciandolo cadere sul cuscino di seta e piazzandosi di fianco ad Azazel.
«Lo sai che detesto essere chiamata così, bastardo. Azazel ha ragione, sei un imbecille».
Ci fu un leggero bagliore luminoso e in un attimo Lucifero le fu accanto, sollevò con dita eburnee una ciocca dei suoi capelli aranciati per portarsela al viso e accarezzarla con le labbra nella parodia di un bacio.
«Mi piaci quando vai a fuoco, Asm, e piaci anche ad Azazel».
Il demone dagli occhi gialli scoppiò a ridere, avvicinandosi piano; aveva appena appoggiato la sua mano abbronzata sulla spalla delicata di Asmodeus quando la terra prese a tremare.
Si udì un boato e le pareti della stanza iniziarono ad accartocciarsi su sé stesse piangendo sangue.
«E poi ti lamenti che non succede mai niente» fece notare Azazel, con un ghigno in volto che non prometteva niente di buono.
Capitolo 4
Il pavimento era invaso da foto di cadaveri.
Se qualcuno fosse entrato nel piccolo obitorio della centrale di polizia in quel momento avrebbe sgranato gli occhi per lo stupore e si sarebbe probabilmente domandato quale esattamente fosse il problema dei due individui presenti nella stanza. Non che Rebecca avesse effettivamente un problema, lei quello faceva di lavoro e non era certo colpa sua se al momento stava pesando gli organi interni della sesta vittima del maniaco omicida che andava terrorizzando Dressrosa.
Il vero problema era Eustass, seduto a gambe incrociate sul pavimento ad esaminare le immagini scattate alle giovani uccise in precedenza. Studiava i simboli, comparandoli tra loro, osservava le incisioni e confrontava il tratto e la precisione delle stesse, cercando qualche indizio che a un occhio meno allenato del suo sarebbe potuto sfuggire.
I fascicoli sulle singole vittime li aveva di fianco, ma quelli ancora doveva leggerli; leggere era più faticoso che guardare e avrebbe di gran lunga preferito che fosse Rebecca a riassumergli le informazioni principali su ciascuna di quelle squinzie.
«Pensavo una cosa» borbottò, grattandosi il capo con aria di chi la sa lunga.
«Se hai intenzione di nuovo di farmi presente chi di loro aveva le tette più grandi o il culo più grosso ti dico già che non mi interessa».
«No, no, ho già capito chi c’aveva le tette più fighe. Sta zitta un secondo e dimmi, hai idea di quanto sia difficile incidere la carne umana?»
Rebecca si bloccò a mezz’aria con il fegato in mano e lo agitò leggermente prima di rendersi conto di cosa stesse facendo e deporlo in un contenitore.
«Beh, dipende» cominciò.
Si sciacquò le mani nel lavabo di ceramica e si avvicinò al demone seduto per terra, accucciandosi al suo fianco.
«La pelle di per sé non affatto difficile da tagliare, soprattutto nelle persone anziane. Prendi Jora, la prima vittima: aveva sessantun anni e la sua pelle era secca e poco idratata, questo la rendeva sicuramente più facile da incidere, soprattutto se in possesso di una lama affilata, come per esempio un bisturi».
«Sì, ma sta vecchia di merda è l’unica vecchia, tutte altre sono giovani. Guarda sta figa qua che gambe toniche c’aveva! Senza contare che a me ste incisioni paiono profonde, mica ha tagliato solo la pelle, ha inciso pure il muscolo sotto, la carne. Non è una cosa semplice».
«Non ti seguo, non ho mai avuto problemi a tagliare i miei pazienti ad essere sincera. Basta avere lo strumento giusto e direi che un coltello da caccia o un buon coltello da cucina per tagliare la carne, o qualsiasi cosa abbia usato questo pazzo psicopatico, non avrebbe avuto problemi a incidere anche il muscolo in profondità».
Kidd bestemmiò, afferrando una foto e sventolandogliela sotto il naso.
«Porco mondo, ma possibile che voi umani siate così stronzi da non vedere quello che avete davanti!?»
Rebecca inspirò profondamente, cercando di recuperare nella sua mente pensieri felici perché tirare una testata a un demone non era la soluzione migliore se voleva continuare a respirare.
«Vedo un sigillo di evocazione» rispose con voce calibrata «Non so dirti da cosa sia composto, ma mi paiono due o tre simboli mescolati? Non lo so, credo che l’agente Hawkings ne saprebbe di più».
«Non ti serve lo slavato del cazzo, sono un demone, so riconoscere i simboli su un sigillo di evocazione, svampita! Non è comunque quello il punto. Il punto è un altro: nota come sono fluide queste curve, come è quasi perfetto il cerchio del sigillo. I simboli sono incisi con precisione millimetrica, non sono sbavati né la pelle mostra segni di strappo: chiunque abbia fatto questa roba sapeva come incidere un corpo umano».
La ragazza si rigirò tra le mani le immagini che l’uomo e andava porgendo, osservando con occhio diverso le ferite delle vittime. Questo era solo in parte il suo lavoro, l’occhio indagatore del detective ce lo aveva Bartolomeo, lo aveva avuto il detective Ideo, ma lei nel suo piccolo si limitava a fare le autopsie, a cercare i residui che la scientifica avrebbe analizzato e a dare un parere che non sempre veniva ascoltato. Senza contare che, prima che tutta quella faccenda iniziasse, non aveva mai davvero avuto a che fare con delle vittime di omicidio, o almeno non di omicidi così efferati e sgradevoli.
«Magari è un artista, la prima vittima lavorava in una galleria d’arte dopotutto. Magari sa disegnare per quello».
«Non basta saper disegnare per questo genere di evocazione. Osserva la precisione dell’intaglio -»
«Non dirlo come se stessi parlando di una statua di legno, stai parlando di una persona».
«Fottesega, piccoletta, è la stessa roba. La precisione del tratto, la perfetta conoscenza di dove trovare il cuore, il modo in cui ha reciso i tendini a tutte quante. E la differenza tra le incisioni e i segni dei tagli?»
«Quella l’ho notata anche io, avevo scritto nel mio rapporto che probabilmente si trattava di due armi da taglio diverse, la prima molto più sottile e precisa della seconda».
Kidd annuì e si alzò, raggiunse il tavolo sul quale era sdraiato il corpo della sesta vittima e afferrò senza tanti complimenti un bisturi. Quindi, senza preavviso, lo premette contro l’interno del suo braccio, finché la lama non penetrò la carne e iniziò a tracciare una linea retta, quindi ondeggiante, dal gomito fino al polso.
Rebecca urlò, portandosi le mani al volto e gli si precipitò a fianco, lasciando cadere a terra le immagini che teneva in mano.
«Sei impazzito!?» domandò, la voce tremava leggermente, mentre osservava il sangue denso e nero scivolare in gocce bollenti sul pavimento.
«Raccogli le foto, non mi sono fatto niente».
La giovane fece come le era stato ordinato e si avvicinò a Eustass con aria preoccupata, sebbene fosse consapevole che una ferita di quel genere non era nulla di grave per un demone del suo livello.
«Guarda il taglio» la avvertì Kidd, piazzandole il braccio quasi sotto il naso «Attenta a non scottarti col mio sangue del cazzo».
Il medico osservò il taglio profondo, che già iniziava a rimarginarsi, e spostò quindi lo sguardo sulle foto che teneva in mano, quindi sospirò e con la mano libera tirò un leggero scappellotto al demone di fronte a lei.
«Sei un mentecatto, invece di tagliarti il braccio come un idiota non potevi dirmi semplicemente che secondo te aveva usato un bisturi?»
L’uomo scoppiò a ridere.
«Non hai imparato niente da queste settimane? A noi demoni piace esagerare».
Rebecca sospirò e fece due passi indietro, osservando il sangue di Eustass sollevarsi da terra a rientrare dalla ferita oramai quasi del tutto chiusa.
«Quindi un bisturi?»
«Un bisturi, piccoletta, e a giudicare dalla precisione è qualcuno che ha una base di conoscenza medica. O magari, è proprio un fottuto dottore del cazzo».
Per provare ulteriormente il suo punto si avvicinò al corpo e le fece notare come ognuna delle ferite fosse collocata in un punto ben preciso; niente era stato lasciato al caso.
«Un chirurgo?»
«Che cazzo ne so, ho l’aria di un fottuto veggente? Anche se ti dirò la verità “Il chirurgo della morte” non suona male come nome per uno psicopatico, voi umani non vi divertite mica a dare soprannomi ai serial killer?»
Rebecca annuì.
«Tuttavia -»
Venne interrotta dal rumore delle porte dell’obitorio che si aprivano; Bonney spalancò le ante dell’uscio senza alcuna grazia ed entrò trascinandosi dietro un Drake il cui naso era immerso in una pila di fascicoli e scartoffie.
«Non andare a sbattere, cocco, che qua ci sta un casino che manco sto a spiegarti. Sembra passata Malcanteth- Ah. No, è solo Kiddo».
«Jewls, che cazzo vuoi?»
«Buongiorno Agente, buongiorno Bonney, avete trovato qualcosa? I risultati degli esami sul campione di sangue?»
Francis sollevò lo sguardo e scosse il capo; appoggiò i fascicoli a terra, impilati di fianco alle foto sparse sul pavimento e si rivolse a Rebecca.
«Non arriveranno prima delle due di questo pomeriggio. L’autopsia come procede?»
«Ho quasi finito, mentre procedo ci terrei a darvi qualche informazione che io e Eustass siamo riusciti a ricavare dall’analisi del corpo. O meglio, in realtà ha fatto tutto lui, io ho solo ascoltato».
«Stronzate» borbottò Kidd, in imbarazzo, strappando una risatina sommessa a Bonney.
«Sentiamo» la esortò l’agente dell’FBI, appoggiandosi al muro.
Mentre Bonney cercava di osservare con curiosità morbosa ogni azione della patologa, e Kidd tornava a sedersi, affondando il viso nei fascicoli che fino a quel momento si era rifiutato di leggere, Rebecca cominciò a ragguagliare i due compagni sulle ipotesi che avevano sviluppato fino a quel momento senza dimenticare di accennare al nome che avevano pensato per lui – inutile dire che a Bonney piacque tantissimo.
«Non è giusto però, uno ammazza quattro persone e gli trovano un soprannome fighissimo. Io ho sterminato intere città e nessuno mi si è mai pisciato, nessun soprannome figo. Solo qualche sacrificio umano e gente che mi urlava “Il distruttore”».
«Non ti illudere, oggi come oggi il tuo soprannome potrebbe essere al massimo “La mangiona”, “Il pozzo senza fondo” oppure “Idrovora”».
«Ti ho già detto che ti odio, Francis?»
L’agente sollevo un sopracciglio e scosse il capo, sorridendo appena.
«Oggi no. In ogni caso, anche noi abbiamo notato una cosa strana, ma questa volta riguarda le vittime. Abbiamo esaminato tutti i fascicoli e-»
«Sta zitto un attimo, fesso. Oh, femmina, non avevi mica detto che erano tutte vergini? A me questa qua, sta tipa, Monet, a vederla non mi pare mica vergine».
«Se lo stai dicendo solo in base alla classifica delle tette migliori fai che uscire dalla stanza, perché mi sono stufata di questo sessismo».
«No, ma c’è scritto che è stata ritrovata dietro il quartiere a luci rosse. Una tipa che si tiene stretta la verginità fidati che non ci va dove ci stanno le mignotte».
«Questa cosa è ancora più sessista della precedente!»
«Eustass ha ragione» gli venne incontro Drake, interrompendola con gentilezza con un gesto della mano «Aspetta, Bonney aiutami a trovare il file della quarta vittima».
«La tipa con i capelli verdini, giusto? Non l’abbiamo messo sotto tutto?»
«Oh, eccolo qua! Come dice il nostro amico –»
«Non sono tuo amico, sfigato».
«Come dice Eustass, Monet è stata trovata dietro il quartiere a luci rosse, apparentemente lavorava in un locale di spogliarelliste. Ora, non voglio assolutamente insinuare che questo la rendesse una ragazza facile, dopotutto è un lavoro come un altro e spogliarsi non implica fare sesso» continuò facendo segno con una mano a Kidd che forse avrebbe fatto meglio a tacere «Tuttavia, secondo alcune testimonianze raccolte dall’agente Blue Gilly – ecco il suo taccuino – la vittima è stata vista più volte allontanarsi in compagnia di individui di sesso maschile dopo gli spettacoli. Secondo le sue colleghe, ehm…»
«Vai avanti biscottino, sono sicura che Kiddo non vede l’ora di poter dire che aveva ragione lui».
«Beh, secondo le sue colleghe, Monet era molto attiva sessualmente».
«Ora che ci penso, su lei ed Esta non sono riuscita a svolgere un’autopsia approfondita perché i cadaveri sono esplosi» notò Rebecca in quel momento, mentre richiudeva il torace di Sugar.
«Aspetta un attimo, biscottina, il secondo cadavere è esploso perché quel fetente di Barbanera voleva spargere il panico e liberarsi di gente scomoda, come il detective che è schiattato, come te» iniziò Bonney, infilandosi in bocca un marshmallow preso da una busta comparsa da chissà dove «Ora vorrei azzardare anche io un’ipotesi. Il motivo per cui il cadavere di questa Monet è esploso è che Barbanera, o il suo umano, questo Chirurgo della Morte, voleva sbarazzarsi di qualche prova, significa che ogni probabilità c’era un collegamento che ci avrebbe potuti condurre a lui, altrimenti non si sarebbe mai sbarazzato in questo modo del corpo».
«Okay, quindi?» Drake si piegò leggermente verso di lei, gesticolando senza nemmeno rendersene conto «La distruzione di una prova non implica necessariamente un contatto diverso rispetto a quello avuto con le altre vittime, anche se concordo che il modus operandi differente porti a pensare che qualcosa sotto ci fosse. Oppure potrebbe essere semplicemente stata un’iniziativa del demone, un depistaggio, una tecnica per spaventare e intimidire chiunque stesse svolgendo le indagini».
«Forse, bello mio, ma è poco probabile. A noi di lasciarci dietro una scia intera di cadaveri importa ben poco, un corpo morto è morto e basta, delle prove o degli indizi che lasciamo sul luogo del delitto ci importa ben poco».
Si interruppe, nel tentativo di riprendere il discorso da dove lo aveva interrotto in precedenza.
«Questo cadavere conteneva una qualche prova, così il suo umano gli ha chiesto di distruggerlo. Nel farlo però il vecchio Barbanera si è accorto che qualcuno aveva già iniziato a lavorarci e ha deciso di risolvere il problema alla radice con la seconda esplosione nella quale anche Rebecca sarebbe dovuta essere coinvolta. Se non ci fossimo stati noi a erigere la barriera di contenimento sospetto che anche questo cadavere sarebbe esploso».
Rebecca chiuse il cadavere nella cella frigorifera e si appoggiò alla parete inspirando profondamente; sollevò quindi lo sguardo e lo passò su ognuno dei presenti.
«Stai dicendo che voleva colpire me? Che sono morti perché voleva colpire me?».
«Non solo te» la rassicurò Drake «Tuttavia Bonney ha ragione, tu sei qualcuno che il Chirurgo e il suo demone vogliono morta, e lo sei perché forse c’è una possibilità, anche se remota, che tu abbia visto qualcosa quando hai iniziato l’autopsia sul cadavere di Monet».
«Ma se avevo appena iniziato! Non sono nemmeno riuscita ad esaminare a fondo il corpo!»
Kidd saltò in piedi e batté le mani tra loro; nell’udire il tonfo sordo prodotto dai suoi palmi tutti e tre si voltarono a fissarlo.
«Forse è proprio quello il punto! Te l’ho detto che sta tettona non mi pare proprio che fosse vergine, e se si fosse trombata duro l’assassino?»
«Se è la proiezione di una tua fantasia sessuale che include un cadavere io non la voglio sapere, non di nuovo».
«No, aspetta, Rebecca» la bloccò Francis avvicinandosi a Eustass e cercando per terra le foto relative alla quarta vittima «Non ha torto, un esame preliminare del cadavere ti avrebbe facilmente rivelato se la vittima avesse o meno avuto rapporti sessuali nel periodo subito precedente alla sua morte e non è stupido pensare che fosse proprio questo che il Chirurgo voleva evitare che tu trovassi».
«Tz-tz, sarebbe tutto più credibile, pasticcino, se tra gli appunti che abbiamo trovato non ci fosse stato scritto che la tettona di solito si bombava duro sempre gli stessi clienti. Quindi magari la dava anche via, ma a gente che conosceva».
Silenzio.
«Ci stiamo basando su delle ipotesi» Rebecca fu la prima a parlare, aveva iniziato a mordicchiarsi nervosamente l’unghia del pollice, come faceva sempre quando era sicura di qualcosa, ma non sapeva come fare a convincere chi aveva di fronte «Tuttavia mi sembra che siano delle ipotesi piuttosto valide, non trovate?»
Drake annuì, facendo cenno a tutti di venire a sedersi vicino a lui per terra. Non esattamente il posto più ortodosso per discutere di un caso di omicidio, ma l’obitorio era l’unico luogo, ad eccezione dei loro appartamenti e del negozio che vendeva ciambelle ripiene, ad essere stato schermato, e a suo modo rimaneva uno dei posti più sicuri in cui parlare di questo argomento.
«L’idea non è del tutto campata per aria» iniziò l’agente «Il profilo che ho tracciato con Basil dell’assassino si sposa perfettamente con quanto abbiamo scoperto e formulato oggi. Inoltre c’è un’altra cosa, prima che Kidd mi interrompesse, poco fa, volevo dirvi che io e Jewelry abbiamo fatto un background check di tutte le vittime e un punto in comune lo abbiamo trovato».
«BIN-GO!» esclamò Bonney, sorridendo e facendo il segno della vittoria con le dita.
«Sputa il rospo, cero da processione» ringhiò Kidd incuriosito.
Incredibile, ma vero, si stava appassionando a quel caso e l’idea di essere preso seriamente da qualcun altro oltre a Bonney lo aveva caricato di un’insolita energia.
«Donquijote Doflamingo».
«Il sindaco?» domandò Rebecca con curiosità «In che senso? So che Sugar era parte del suo entourage, ma le altre?»
«Che nome di merda, ‘sto sindaco» borbottò Kidd «Non c’era quel tale che si chiamava così? Il tizio che si lanciava contro i mulini a vento in spagna».
«Quello è Don Chisciotte, Eustass» gli fece presente la patologa, «ma la somiglianza è sicuramente straordinaria».
«Può anche chiamarsi Orlando Furioso per quanto mi riguarda. Ora, rimane il fatto che tutte le vittime sono in qualche modo collegate alla sua persona. La prima vittima, Jora, lavorava in una galleria d’arte, proprietà privata, il maggior investitore e donatore di fondi? Doflamingo. Seconda vittima, Kyuin, proprietaria di una palestra chiamata “SMILE”, indovinate di chi è lo stabile in cui si trovava la sua attività? Doflamingo. Terza vittima, Lily, suo marito Sarquiss lavora non si sa bene come in una delle fabbriche di caramelle di Donquijote, lei faceva la segretaria per un tale, un avvocato di quart’ordine di nome Bellamy, che è sul libro paga di indovinate chi?»
«Doflamingo» risposero in coro Kidd e Rebecca.
«Esattamente. Se poi vogliamo andare avanti, Monet, la spogliarellista di prima, lavorava in un locale di spogliarelli il cui proprietario Diamante pare essere il braccio destro di Doflamingo; Esta non siamo riusciti a capire che collegamento abbia precisamente, ma girano voci secondo le quali abbia collaborato con il sindaco per svariati lavori. Secondo il suo fidanzato si tratta di attività di beneficienza, ma non ci metterei la mano sul fuoco vista la sfilza di eventi. E Sugar, beh, Sugar era una delle sue segretarie, faceva parte della cerchia interna del suo entourage».
«Non capisco come Ideo non ci sia arrivato prima» borbottò Rebecca, passandosi una mano tra i capelli «Avrebbe potuto parlarne con il sindaco, Doflamingo è una persona volubile, ma di buon cuore».
«O forse ci è arrivato è il Sindaco ha pensato bene di infinocchiarlo» le fece notare Bonney.
«In che senso?»
«Forse ha qualcosa da nascondere».
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