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Originale, Ocean High verse, Sometimes a hard choice is better than not choosing at all
Autrice: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: Sometimes a hard choice is better than not choosing at all
Fandom: Originale (Ocean High! Verse)
Genere: slice of life, highschool, teenage drama
Warning: human!AU, modern!AU, highschool!AU
Rating: sfw
Parole: 4044
Prompt: Mare
Note: questa storia è stata scritta per la quinta settimana del COW-T di Mari di Challenge con il prompt: mare. Per Ombrarossa è la terza settimana in cui compaiono prompt relativi all’acqua e iniziavano a scarseggiare le idee, quindi abbiamo deciso di darci da fare e abbiamo creato un vero proprio Verse in cui il mare, i suoi abitanti e gli esseri inanimati ad esso collegati sono diventati delle persone. Seguite l’avvincente storia d’amore tra Cozza e Scoglio, il tormentato amore a senso unico di Onda per Cozza, i drammi di Tesoro, alla ricerca di sé stesso, il rapporto morboso e al limite del consentito tra Mare e sua sorella Onda. Imparate ad amare con noi tutti i membri della Ocean High School di Laguna Bay!
Ok, clpf, però vi assicuro abbiamo plottato delle storie bellissime. In questa vedremo Onda alle prese con il suo tormentato amore e con un litigio poco piacevole con suo fratello Mare; i personaggi in questa storia: Mitilee Cozza, Rocky Scoglio, Ondine Flow, Mare Flow, Abessee Treasure.
Also, l’Erker, o finestra a golfo, è un tipo di finestra sporgente simile al bovindo.
Sometimes a hard choice is better than not choosing at all
Il suo problema è il controllo della rabbia, lo è sempre stato e non crede che ci sarai mai davvero modo di porvi rimedio. Non che ci voglia provare, nemmeno gli interessa farlo, a che pro, poi? Per essere una persona migliore? Che scemenza, è già un Flow, è già perfetto così (certo se magari si chiamasse in modo diverso sarebbe meglio, ma non si può avere tutto dalla vita).
In ogni caso, il suo problema rimane il controllo della rabbia.
Lo sanno tutti nella sua famiglia e anche a scuola, dove in molti hanno avuto un confronto diretto con le nocche della sua mano. Che poi non è sempre colpa sua: non conta nemmeno le volte in cui sono stati gli altri a venirsele a cercare. Ricorda perfettamente quando ha beccato quel tizio a fare fotografie a sua sorella di nascosto. Sua sorella! E quando quello sfigato di Chiglia gli ha graffiato l’auto con le chiavi della macchina? Il naso rotto era meritato.
In ogni caso lui ci prova a controllarsi, Onda gli ha suggerito più volte di contare almeno fino a dieci prima di fare le cose, ma non c’è molto da contare, lui prima agisce e poi pensa. E quando si trova a pesare è troppo tardi e c’è già qualcuno davanti a lui con qualche cosa di rotto (e non è colpa sua se hanno le ossa fragili) o della roba che va a fuoco. Una volta è anche esplosa una macchina, ma lui giura che fosse un difetto di fabbrica.
Insomma, Mare Flow non è una persona facile con cui avere a che fare; è irruento e impulsivo, alterna giorni di calma piatta e lunghi silenzi a improvvisi sbalzi di umore, che spesso degenerano in violenti scatti fisici verso chiunque l’abbia fatto arrabbiare. È imprevedibile e spesso pericoloso; l’unica che riesce a porgli freno è sua sorella, con la sua voce gentile e le sue mani sottili che si posano sui bicipiti scolpiti, tenendolo fermo con una forza che è tutta nelle sue parole e solo in parte nelle sue braccia.
Onda gli sussurra di calmarsi e di solito Mare si quieta leggermente, seguendo il flusso di quella voce nota, lasciando che lo trascini, come una corrente gentile, verso una calma apparente; e la calma apparente è sufficiente per i Flow, l’importante è che la furia di sentimenti che si agita dentro di lui, roteando come in preda di correnti incontrollabili, non arrivi in superficie, riversandosi così su qualche malcapitato passante.
Sono giorni però che non riesce a trattenere l’irritazione, da quando quel novellino appena trasferito gli ha rubato il posto di titolare nella squadra di lacrosse; con che coraggio!
Rocky Scoglio non ha idea di essersi fatto un nemico piuttosto pericoloso e in realtà non ha nemmeno interesse a parlarci con Mare, perché ogni volta lo fissa con due occhi carichi di rabbia ed è sicuro che se uno sguardo potesse uccidere, beh, lui sarebbe già morto.
«Tuo fratello non ha preso molto bene la cosa, vedo» Onda sente a malapena le parole di Abe, in piedi al suo fianco in prossimità degli armadietti.
«No» risponde a voce bassa, mentre la mano va a massaggiarsi il braccio, là dove la sera prima Mare l’ha afferrata con un po’ troppa forza per spostarla da davanti a sé.
«Stai bene?»
Abessee si china su di lei, scostandole una ciocca di capelli dal viso e un gruppetto di ragazze di passaggio si lascia sfuggire un gridolino estasiato nel vederli («Oddio, sta per baciarla!»«Non sono semplicemente perfetti?»). Si scambiano uno sguardo divertito; è una cosa che ultimamente capita molto spesso, ed è solo normale, in fondo Ondine Flow è la ragazza più bella della scuola e vederla accanto a quel dio dalla pelle color dell’ebano di Abessee Treasure non può che far scatenare voci di corridoi. Stranamente nessuno ha fatto domande, né ci sono state proteste da parte dei rispettivi fanclub (perché sì, Onda ha scoperto che alcune ragazze del terzo anno hanno creato una specie di circolo segreto di ammiratrici e la cosa l’ha lasciata leggermente interdetta, ma non ha avuto il coraggio di lamentarsi); secondo Al e Gal sono tutti troppo inibiti dal vedere così tanta bellezza tutta assieme, ma Al e Gal non brillano certo per spirito critico e quindi ha in parte scartato l’ipotesi.
Comunque è ininfluente, perché tanto non stanno assieme, non è sicura di cosa piaccia ad Abe, ma sa con certezza che lei propende per altro, e per altro intende esseri umani senza antiestetici pendagli in mezzo alle gambe. Non è un caso che siano anni che non esce con nessuno, sebbene rimanga il sogno non poi così segreto di mezza scuola - e non necessariamente la metà maschile.
«Sono un po’ preoccupata, ad essere onesta».
«Il che sarebbe una novità per te, principessa» la prende in giro, usando quel tono leggermente tagliente che sa di potersi mettere con lei.
«Non fare lo stronzo, Abe» rimbecca, Onda, abbandonando la posa di ragazza modello per rispondere a tono «Quel cerebroleso di mio fratello potrebbe fare qualcosa di cui finirebbe per pentirsi, ieri ha minacciato di ammazzare Rocky Scoglio. Non spaccargli il naso, ma scavargli una fossa, capisci?»
«Tuo fratello è un deficiente, ma non arriverebbe mai a tanto, senza contare che ti bastano due moine per fermarlo».
Onda distoglie lo sguardo, tornando a massaggiarsi leggermente il braccio.
«Non questa volta» mormora «Ieri… Ieri sera era davvero incazzato e ha passato un’ora in palestra per scaricarsi e-»
«Avete una palestra in casa?»
«Non è quello il punto, cerca di seguirmi. Quando ho cercato di parlargli, mi ha spostata di forza, sbraitando che questa volta non si sarebbe calmato, che ne aveva basta di calmarsi quando era tempo di agire e anche che quel nano palestrato con gli occhiali da sole gliela avrebbe pagata».
«Beh, bisogna dargli credito di una cosa, solo due categorie di persone indossano gli occhiali da sole al coperto: i ciechi e gli imbecilli. E sappiamo tutti e due che Scoglio non è cieco».
«Ok, ed è anche un nano da giardino e da qualunque angolazione lo guardi sembra una scatoletta di Simmenthal, ma questo non è un buon motivo per spaccargli la faccia» si blocca un secondo «Senza contare che Miti ne uscirebbe distrutta!»
«Oddio, non mi dire che stai parlando di quella ragazzina cessetta che lo segue passo a passo da quando è arrivato, quella più alta di lui che tiene i capelli davanti al viso pensando che con una tenda in faccia la gente non la noti?»
«Ehi! Cozza è solo insicura, e comunque le sta bene quel taglio, se lo segue è solo perché per qualche motivo quella specie di nano da giardino è interessato a lei, ma Miti potrebbe avere di meglio».
«Anche Scoglio, occhiali da sole o meno».
Ondine sbuffa, gonfiando leggermente le guance e mettendo il broncio, è così carina che Abessee non riesce a trattenere un sorriso e, attirando su di sé quasi tutti gli sguardi dei passanti, allunga una mano ad accarezzarle il capo.
«Ok, ok, se ci tieni così tanto avvertili. O vai a fermare tuo fratello prima che Scoglio si ritrovi con le ossa a pezzi e la macchina in fiamme».
La ragazza si mordicchia leggermente il labbro inferiore, indecisa, quindi solleva lo sguardo a fissare i profondi occhi celesti di Treasure.
«Se dovessi tardare a lezione, dì che non mi sentivo bene. E ricordati di sorridere, una volta tanto, così la prof potrebbe anche crederti» borbotta, prima di allontanarsi a passo sostenuto.
Quando arriva davanti all’aula di Letteratura si ferma di colpo, saltellando per vedere dalla piccola finestra se per caso Mitilee sia già in classe; con aria compita apre la porta e ringrazia mentalmente che non ci sia il professore. Qualcuno trattiene il fiato - come spesso capita alla sua vista, ma Onda li ignora e fa cenno a Cozza di raggiungerla.
«Tutte queste attenzioni della Flow, sono un po’ gelosa» la prende in giro Tellina, prima di farle cenno di andare «Vedi non metterci troppo, che dovremmo iniziare tra poco».
Cozza vorrebbe davvero tanto seguire il suo suggerimento, ma come mette piede fuori dall’aula Onda la afferra per un polso e inizia a correre trascinandosela dietro in direzione degli spogliatoi.
«Cosa? Io ho lezione!»
«Miti, devi aiutarmi, Marino vuole pestare Scoglio» Ondine non va molto per il sottile e non fa giri di parole, sa già che altrimenti Cozza si impunterebbe e non sarebbe facile trascinarsi dietro una ragazza così alta se facesse del tutto resistenza. In realtà le scoccia un po’ vedere come la sua espressione cambi non appena nomina quel cesso del suo ragazzo: interesse, stupore, preoccupazione.
Onda vorrebbe tanto scorgere, su quel volto che le piace così tanto, un’espressione simile riservata solo a lei, ma sa che se non impossibile è quanto meno improbabile, così si morde il labbro e continua a correre.
«Ma si può sapere che problemi ha Mare con Rocky? Rocky non gli ha mai fatto niente!»
«No, ma volente o nolente ha preso il suo posto nella squadra di lacrosse e mio fratello odia essere estromesso dalle cose che ama. Mare è...» si blocca, cercando la parola giusta «Impetuoso, a volte non sa controllarsi, ma ti prego di credermi quando dico che non è cattivo».
Mitilee non risponde e Onda riesce a leggerle in faccia che non le crede - perché, ovviamente, come può non essere cattivo se vuole fare del male a una persona così buona e gentile come Scoglio? La bionda sospira, aprendo la porta degli spogliatoi, adora Cozza, la segue con lo sguardo da quando erano alle elementari, ma quando si tratta di empatizzare col prossimo non è proprio in grado di vedere oltre il suo naso; schiocca le labbra irritata nel constatare che la stanza è vuota.
«Devono essere già andati verso il campo» borbotta, afferrando nuovamente Miti e prendendo a correre verso la seconda porta dello spogliatoio.
La luce del sole del primo pomeriggio le investe entrambe e Mitilee scosta il capo, cercando di coprirsi il viso con la frangia scura; Onda ignora il fastidio e cerca con gli occhi la figura nota di suo fratello, riuscendo però a individuare solo la sagoma irritante del suo rivale in amore.
«Scoglio!» urla la giovane alle sue spalle, divincolandosi dalla sua presa e correndo verso di lui, per attaccarsi con aria preoccupata al suo braccio.
Onda alza gli occhi al cielo, sono così antiestetici che le danno ai nervi, Miti è decisamente troppo alta per lui, o è lui ad essere troppo basso, perché non c’è dubbio che con quelle spalle larghe e quelle gambette corte assomigli davvero poco al belloccio che la sua amica meriterebbe. Scoglio sembra un cubetto di porfido, squadrato e granitico, posto di fianco a una leggiadra statua di marmo, almeno è così che Onda vede Cozza.
«Hai visto Mare?» gli domanda, senza degnarlo di un saluto.
«Tuo fratello?».
No, il mostro di Lockness, idiota. Anche la sua voce è fastidiosa, pensa Onda, trattenendosi a stento dall’esprimersi ad alta voce.
«Sì, certo, mio fratello, non esiste nessun altro che si chiami Mare in tutta Laguna Bay».
«Non l’ho- Oh, non è mica là? Perché ha una mazza da baseball?»
Per qualche secondo la secondogenita della famiglia Flow pensa che dopotutto una precoce dipartita di Scoglio non sarebbe definibile come una perdita di gran conto per l’umanità, poi si ricorda che però lo sarebbe per Cozza e che potrebbe avere conseguenze spiacevoli anche sul futuro di suo fratello.
«Cosa diavolo? Non importa» borbotta Mare, fissandola con quegli occhi azzurri così simili ai suoi, e quasi fulminandola con lo sguardo.
Lo conosce a sufficienza da sapere che la domanda completa era “Cosa diavolo fai tu qui?” perché se c’è una cosa che suo fratello detesta è saperla testimone della sua furia, soprattutto quando diretta verso qualcuno che entrambi conoscono.
«Spostati».
«No» mormora Onda, guardandolo con aria di sfida «Mare, per favore, non fare cose stupide».
«Faccio sempre cose stupide, ‘Dine, dovresti saperlo, ora, per favore, spostati, così posso spaccargli la faccia».
Per una frazione di secondo spera che qualcuno le dia una mano, Scoglio, Cozza, chiunque, ma non arriva nessuno e alle sue spalle riesce a sentire solo il respiro affannato di Miti; stringe i pugni sapendo che no, non è preoccupata per lei, il suo unico pensiero è quello stupido cubetto porfido. In ogni caso non si sposta, non sia mai che qualcuno sostenga che Ondine Flow si lascia intimidire da suo fratello.
«Non ho intenzione di muovermi, Mare».
«Stai preferendo quella sottospecie di nano da giardino a me?» si lamenta il ragazzo, sentendo il sangue affluire al cervello.
«No! No!» Onda volta appena il capo, con una smorfia di disgusto, a fissare Scoglio, quindi il suo sguardo si sposta su Cozza e si addolcisce appena «Non lo faccio certo per te» sibila quindi a Rocky, per poi girarsi nuovamente verso suo fratello «Non lo faccio per lui».
«Forse no, ma non lo stai facendo nemmeno per me».
«Mare, vai a casa» mormora abbassando lo sguardo, sapendo che in parte ha ragione «Per favore».
«’Dine...»
«Giuro su Dio, Mare, se fai un altro passo in avanti con quella cosa in mano, non ti rivolgerò più la parola» sibila la bionda avvicinandoglisi appena e cercando di non scoppiare a piangere, perché non vorrebbe mai discuterci con suo fratello, non vorrebbe vederlo con le sopracciglia aggrottate, colpito dalla consapevolezza che sta scegliendo qualcun altro oltre a lui.
Il maggiore dei Flow ha problemi di controllo della rabbia, odia un sacco di cose, non riesce a trattener le sue emozioni, ma quando si tratta di Ondine, quando si tratta di lei… Beh, quello è un altro paio di maniche, perché Mare riesce a percepire con estrema chiarezza il tumulto che si agita in sua sorella e la portata della sua scelta, e improvvisamente si sente ferito, sente che questo è un graffio ben più bruciante dell’estromissione dalla squadra di lacrosse: questo fa male.
Se solo fosse più intelligente, pensa ogni tanto, riuscirebbe a trattenersi, sarebbe in grado di dire la cosa giusta al momento giusto, di non fare quel passo in più che rischia di far crollare tutto, ma Mare sa di non esserlo, sa bene che tra i due quella più acuta è sempre stata Onda: lei è la mente, lui i muscoli. Ed è sempre andato bene così, almeno fino a quel momento.
La verità è che anche in quel frangente non sa trattenersi e impetuosamente, proprio come la marea che sale senza controllo, si avvicina a sua sorella e la scuote senza leggerezza alcuna, facendo cadere a terra la mazza da baseball e stringendole le braccia un po’ troppo forte.
«Ahi».
«Io avrei scelto te» ringhia con rabbia, incurante di Cozza e Scoglio, che stanno ancora guardando (senza ben capire cosa stia succedendo).
«No, non l’hai fatto neanche tu» mormora piano Onda, divincolandosi e indietreggiando di un passo, accorgendosi solo in quel momento di avere cominciato a piangere.
Vedere sua sorella piangere è sempre stato qualcosa che non è mai riuscito a sopportare e Mare si ritrae come se si fosse scottato, come se fosse improvvisamente andato a sbattere contro una parete di roccia invece che incontrare il delicato pendio della spiaggia che era solito trovarsi di fronte.
«’Dine, io...»
«Vattene a casa» dice ancora Onda, girandosi e dandogli le spalle.
Non sa bene come obiettare, o meglio, sa perfettamente che qualunque cosa le dica non sarà sufficiente, qualunque cosa dirà non sarà abbastanza, non in quel momento. Così fa come gli è stato detto e si gira anche lui, e chi guarda riesce a cogliere solo vagamente la tristezza di quella scena, di quelle schiene così simili piegate dalla stessa dolorosa consapevolezza: il non essersi scelti.
«Onda?» Mitilee la chiama, staccandosi da Scoglio e avvicinandosi a lei, le appoggia le mani sulle spalle e la guarda con gratitudine «Stai bene?»
La bionda sorride appena, ma non annuisce.
«Voi?»
«Sì, sì, grazie per aver protetto Scoglio» e nella voce di Cozza c’è una gioia che, per la prima volta, la infastidisce.
«Non l’ho fatto per lui» mormora, per poi guardarla fissa negli occhi e ripetere con più decisione «Non l’ho fatto per lui».
Ma Mitilee non capisce, e in fondo non è una novità perché non ha mai capito e sarebbe quasi assurdo se riuscisse a cogliere ora la motivazione delle sue azioni; stupida, stupida, Ondine. Scuote il capo e la lascia lì, insieme a Scoglio, mentre torna a incamminarsi verso la scuola (o forse verso la macchina, non è sicura di volerci tornare a lezione) con la consapevolezza, ancora una volta, di essere stata involontariamente respinta.
/continua/